Mentre l’equinozio d’autunno segna l’inizio della metà oscura dell’anno; l’equinozio di primavera è il suo esatto opposto, rappresentando il primo giorno della stagione della rinascita. I due equinozi, poi, insieme ai solstizi, scandiscono i ritmi della natura. Tanti i miti e le leggende nati a riguardo. Nel mondo latino, ad esempio, la dea della primavera era Flora, antica divinità dell’Italia centrale che regolava lo sbocciar dei fiori; associata, in un secondo momento, alla primavera in quanto presiedeva, in senso lato, al risveglio della natura e a tutto ciò che sboccia (quindi gioventù, sensi amorosi, belle speranze). Dea dal carattere giocoso e, al contempo, malizioso, potrebbe forse derivare dalla dea etrusca Feronia, anche se i più la associano alla greca Choris. Un mito riguardante proprio l’equinozio di primavera è quello greco di Adone, nato dalla corteccia della madre Mirra, trasformato in arbusto e poi divenuto un giovane di rara bellezza, appassionato di caccia. Per errore, Adone ferisce la dea Afrodite che s’innamora appassionatamente di lui.
Ferito a morte da un cinghiale infuriato, durante una battuta di caccia, viene soccorso proprio da Venere ma troppo tardi, al punto che la dea trasforma il sangue dell’amato nei fiori rossi dell’anemone. Zeus, commosso per il dolore di Afrodite, concede ad Adone di vivere 4 mesi nel regno dell’Ade, 4 sulla terra assieme alla sua amata e 4 dove preferiva lui.Un mito che rende bene l’idea di sacrificio e di successiva rinascita è quello frigio di Attis e Cibele. Attis, bellissimo giovane nato dal sangue della dea Cibele e da questa amato, voleva abbandonarla per sposarsi una donna mortale ma Cibele lo fece impazzire ed egli si evirò, morendo.
Dal suo sangue nacquero viole mammole e gli Dei, non potendo resuscitarlo, lo trasformarono in un pino sempreverde, raffigurazione dell’Albero Cosmico. A Roma le feste in onore di Attis iniziavano il 15 marzo con penitenze e digiuni, proseguendo il 22 con i Tristia, commemorazioni per la passione e morte di Attis, durante le quali avvenivano evirazioni dei suoi adoratori che volevano diventarne sacerdoti, sino al 25 marzo in cui, negli Hilaria, veniva celebrata la resurrezione di Attis e il suo ritorno alla Grande Madre, all’apparire del sole che aveva appena superato l’equatore celeste.