In occasione della Festa della donna è doveroso fare il punto della situazione tragica riguardante i femminicidi nel nostro Paese. Femminicidio è un termine tristemente e prepotentemente entrato nella nostra quotidianità, con cui si indica “qualsiasi forma di violenza esercitata sistematicamente sulle donne in nome di una sovrastruttura ideologica di matrice patriarcale, allo scopo di perpetuare la subordinazione e di annientare l’identità attraverso l’assoggettamento fisico o psicologico, fino alla schiavitù o alla morte”. Sono 114 le donne che, da gennaio a dicembre 2017, hanno perso la vita. Questo è il triste bilancio delle vittime di femminicidio in Italia, due delle quali assassinate in procinto di diventare madri, con la conseguente morte dei feti che portavano in grembo. Ad uccidere queste povere donne sono, quasi sempre, mariti, compagni, ex… una vera e propria strage cui si aggiungono violenze quotidiane che sfuggono ai dati ma che, se non fermate in tempo, rischiano di fare altre vittime.
Tante le donne molestate, perseguitate, aggredite, picchiate, sfregiate; così come numerose sono quelle strangolate, bruciate, accoltellate, nella quasi totalità dei casi proprio da chi diceva di amarle. E come se non bastasse, a tutto ciò si aggiunge il preoccupante fenomeno dello stalking. Alcuni dati: gli assassini sono quasi tutti di nazionalità italiana, così come le vittime. L’età del carnefice è solitamente compresa tra i 31 e i 40 anni; mentre la vittima rientra nella fascia 18-30 anni. L’uccisione avviene, di solito, nell’ambito di rapporti matrimoniali o di convivenza. E’ in Lombardia, a livello regionale, che si registra il più alto numero di femminicidi.