Nel settembre 1944 a Roma si creò l’UDI (Unione Donne in Italia) per iniziativa di donne appartenenti a PCI, PSI, Partito d’Azione, Sinistra Cristiana, Democrazia del Lavoro. Fu l’UDI a prendere l’iniziativa di celebrare l’8 marzo 1945 la prima Giornata della donna nelle zone dell’Italia libera, mentre a Londra veniva approvata e inviata all’ONU una Carta della donna, contenente richieste di partità di diritti e lavoro. Con la fine della guerra, l’8 marzo 1946 fu celebrato in tutta Italia e vide la comparsa del suo simbolo: la mimosa. Parliamo di una tradizione tipica italiana. Tra le attiviste, Rita Montagna e Teresa Noce, che hanno eletto questo fiore come simbolo della Festa della donna, c’era Teresa Mattei, ex partigiana e convinta sostenitrice dei dirtti delle donne. La mimosa non fu l’unica portata in assemblea. Oltre ad essa, vennero messi a voti anemoni, garofani e violette… ma la mimosa vinse. I perché sono tanti. La Matttei, in un’intervista, disse: “La mimosa era il fiore che i partigiani regalavano alle staffette” e che le ricordava le lotte sulle montagne e poteva essere raccolto a mazzi e gratuitamente.
Ecco perché la Mimosa è il simbolo della Festa della donna
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