Psichiatria, l’esperto: “L’indifferenza degli adolescenti violenti è una spia di disagio”

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Bande di giovanissimi protagoniste di episodi di violenza apparentemente immotivata. “Negli ultimi giorni abbiamo notizie di adolescenti di 15 anni che aggrediscono, uccidono,  per futili motivi. Questi adolescenti apparentemente vivono in contesti familiari non evidentemente disarmonici. Ma la mia impressione è che spesso, sullo sfondo, il mondo genitoriale è imperniato di tristezza, deprivazione, sofferenza, in cui gli aspetti aggressivi sono nascosti dalla dimensione depressiva della rinuncia. I figli adolescenti, violentati da questa dimensione depressiva, reagiscono non nel proprio mondo familiare ma in quello esterno, con quella indifferenza propria del disagio e della sofferenza”. Lo sottolinea lo psichiatra Lucio Rinaldi, responsabile del Day hospital di Psichiatria della Fondazione Policlinico universitario Gemelli – Irccs.

L’esperto è intervenuto oggi a Roma al convegno su ‘La violenza nei diversi ambiti della società odierna’. “La difficoltà ad identificarsi ed a cogliere la disperazione di chi perde la vita per un atto di poco rilievo, di un’aggressione del branco – sottolinea Rinaldi – rende  conto di quanto poco valore hanno vissuto rispetto al proprio esistere. Non avendo vissuto un profondo valore del mondo affettivo familiare, troppo preso dalle proprie angosce, dalle proprie insoddisfazioni e delle realizzazioni mancate”, questi ragazzi “vivono in un’insensibilità, in un’incapacità di cogliere il dolore e la sofferenza dell’altro“, aggiunge l’esperto.

“Cosa possiamo dire di queste crescite violente? C’è una parte inevitabile di violenza nel crescere. Tuttavia la capacità dell’ambiente accuditivo nel renderne tollerabile la complessità appare un elemento centrale. La violenza è espressione del crescere, della necessità di dominare le spinte proprie delle trasformazioni? O la violenza è una parte costitutiva dell’essere umano, deriva di aspetti evolutivi, afinalistica? Tendo a pensare che  la violenza esprime un fallimento evolutivo”.

“A volte può anche essere un modo per favorire i processi evolutivi ma più spesso – sostiene Rinaldi – esprime i fallimenti della propria capacità di gestire frustrazioni, della capacità di gestire le emozioni. Al fallimento individuale – continua – fa da sfondo il fallimento dell’ambiente familiare e sociale che dovrebbe fare da base, supporto e contorno alla crescita. Così la violenza del crescere costruisce delle crescite violente, che fanno da fondamento psicologico alle diverse forme della violenza nella nostra società. Ma in questa accezione – conclude – la violenza è una risposta estrema alsenso di fragilità”.

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