In 8 anni dimezzate le disponibilità idriche: nel Sud Italia mancano 1500 milioni di metri cubi d’acqua

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Mentre si attendono, con una certa preoccupazione, gli ultimi eventi meteo di una stagione invernale, ricca di precipitazioni, possiamo già affermare che l’acqua caduta non basterà a rimpinguare le scorte per la prossima stagione estiva perché, come al solito, la maggior parte della risorsa idrica garantita da piogge e nevi non viene trattenuta e termina, non utilizzata, in mare, con gravi danni soprattutto per l’agricoltura. Il tema della siccità tornerà presto d’attualità, quest’anno soprattutto nelle regioni del Sud Italia, i cui principali invasi contengono attualmente circa 1500 milioni di metri cubi d’acqua; l’anno scorso, in questo periodo, erano 2.341 e nel 2010 addirittura più del doppio: 3.139!

Torna a sottolinearlo Massimo Gargano, Direttore Generale di ANBI (Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue), intervenuto a Grosseto ad un convegno su “Cambiamenti climatici e Territorio”.

A fronte dei cambiamenti climatici – prosegue il Dg ANBI la mission dei Consorzi di bonifica è di accresciuta responsabilità, perché salvaguardia idrogeologica e gestione delle acque irrigue sono diventati fondamentali asset economici anche in una regione come la Toscana, dove turismo, ambiente ed agroalimentare sono fattori trainanti. L’impegno di ANBI – evidenzia Gargano – è anche quello di innalzare il livello di coinvolgimento delle Istituzioni, che spesso palesano scarsa sensibilità su questi temi penalizzando peraltro l’occupazione soprattutto al Sud.

ANBI coglie l’occasione per  ribadire la necessità di superare le lentezze burocratiche per avviare concretamente il Piano Nazionale Invasi, un cui primo finanziamento è già previsto nella Legge di Stabilità 2018. Ai 400 progetti già presentati, i Consorzi di bonifica affiancano esperienze d’avanguardia nel campo della ricarica delle falde: “pozzi bevitori” ed “aree di infiltrazione naturale” sono sperimentazioni, che integrano la secolare esperienza nella migliore gestione idrica delle risaie.

Il primo problema oggi non è la disponibilità di risorse economiche. E’ che bisognerebbe spenderle in prevenzione piuttosto che intervenire in emergenza” conclude il Direttore Generale ANBI.

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