Attualmente non c’è pericolo di contaminazione di alimenti con il glifosate e gli attuali processi di analisi rappresentano una valida tutela. Questo, in estrema sintesi, il messaggio lanciato nel workshop “Glifosate tra normativa e scienza” organizzato da Gruppo Maurizi e dall’Universita’ di Milano, che si e’ svolto questa mattina a Roma. Lo scopo dell’evento e’ stato quello di fare chiarezza su un composto usato da mezzo secolo su cui si stanno scontrando consumatori, produttori, scienziati e legislatori.
Il glifosate è “un prodotto fitosanitario utilizzato come erbicida che a partire dalla sua introduzione, meta’ degli anni ’70, ha fatto registrare per le sue specifiche caratteristiche applicative un notevole incremento del consumo”, ha spiegato Aldo Ferrero professore di agronomia e coltivazioni erbacee del Dipartimento di Scienze Agrarie, Forestali ed Alimentari dell’Università di Torino.
“In Italia ed in Europa il glifosate – ha continuato – viene utilizzato esclusivamente senza prevedere alcun contatto con le colture agrarie. Secondo le valutazioni delle istituzioni ufficiali europee ed internazionali il glifosate non presenta rischi tossicologici come risulta dai rapporti delle agenzie europee EFSA ed ECHA e dai giudizi di FAO e Organizzazione Mondiale della Sanita’. Come per gli antibiotici occorre porre vincoli e maggiore attenzione all’utilizzo del glifosate, un corretto impiego consente di limitare i possibili effetti sfavorevoli legati allo sviluppo di forme di resistenza nelle piante infestanti e al rischio di contaminazione ambientale (acqua e suolo)”.
L’impiego del glifosate come altre sostanze analoghe, e’ regolamentato da precise norme che riducono al massimo il pericolo della presenza di residui. “I limiti indicati dall’EFSA – ha detto Agostino Macri’ dell’Unione dei consumatori – sono molto prudenziali e tengono conto anche della possibilita’ che gli stessi contaminanti siano presenti anche in altri alimenti, nonche’ di possibili azioni tossiche sinergiche. Sulla base delle informazioni disponibili ritengo non ci siano attualmente pericoli a seguito del consumo di prodotti come la pasta per i quali purtroppo si sono diffusi messaggi allarmistici che non fanno altro che alimentare paure ingiustificate tra i cittadini alimentando un clima di sfiducia che si ripercuote negativamente anche sulle attivita’ lavorative delle aziende“.
Per questo gli esperti invitano a una corretta informazione. “Un dibattito prettamente scientifico e’ il presupposto fondamentale per un confronto efficace sul tema glifosate, gli addetti ai lavori con iniziative come questa possono fornire una corretta informazione scientifica e gettare le basi per l’individuazione di soluzioni condivise da tecnici, industria, istituzioni e consumatori”, ha detto Daniela Maurizi, responsabile del Gruppo Maurizi, European Chemist, Consigliere Segretario del Consiglio Nazionale dei Chimici ed esperta nell’analisi della composizione chimica degli alimenti, della presenza dei residui di sostanze tossiche e, in generale, nel controllo qualita'”, aggiungendo che “i processi di analisi della composizione chimica degli alimenti, sconosciuti all’opinione pubblica, costituiscono valida tutela”.