Prosegue la positiva esperienza Modenese nell’ambito del trapianto di organi da donatore a cuore non battente. Sono, infatti, stati dimessi in questi giorni dal Policlinico di Modena i due pazienti maschi di 54 e di 61 anni che avevano ricevuto a inizio febbraio rispettivamente un fegato ed i reni prelevati all’Ospedale Civile di Baggiovara da una donna deceduta per un arresto cardiaco. Per la prima volta anche a Modena sono stati realizzati in contemporanea, da questa particolare donazione un trapianto epatico ed un trapianto renale, con organi prelevati a Modena stessa. Il primo trapianto del solo fegato, proveniente dall’Ospedale Civile di Baggiovara, risale invece al 18 ottobre scorso e ad esso sono seguiti altri 3 trapianti di questo tipo.
L’Ospedale di Baggiovara è tra i 3 centri in Regione (insieme a Cesena e Parma) in cui è possibile effettuare donazioni a cuore fermo. Nulla sarebbe stato possibile senza la generosità della famiglia della giovane donna che ha potuto donare anche le cornee.
In un perfetto esempio dell’importanza della gestione unica in capo all’Azienda Ospedaliero – Universitaria di Modena, il prelievo multiorgano è stato effettuato all’Ospedale Civile di Baggiovara, mentre il trapianto di fegato e rene è stato portato a termine al Policlinico di Modena. I due interventi sono durati complessivamente oltre 6 ore e hanno coinvolto il prof Salvatore Micali dell’equipe di Urologia, diretta dal prof. Giampaolo Bianchi, il dottor Giovanni Ragazzi di quella di Chirurgia Vascolare, diretta dal dottor Roberto Silingardi, il dottor Francesco Fontana di quella di Nefrologia e Dialisi, diretta dal prof. Gianni Cappelli, dall’equipe di Chirurgia dei Trapianti diretta dal prof. Fabrizio Di Benedetto che ha operato assieme al dottor Gian Piero Guerrini, e le équipe di anestesisti dei due ospedali, una diretta dalla dottoressa Elisabetta Bertellini e l’altra diretta dal prof. Massimo Girardis.
“La caratteristica di questi donatori risiede nella modalità di accertamento di morte e nella complessa organizzazione richiesta perché la donazione vada a buon fine – è stato il commento della dottoressa Elisabetta Bertellini – Direttore dell’Anestesia e Rianimazione dell’Ospedale Civile e dell’Anestesia e Rianimazione 2 del Policlinico – è fondamentale garantire la funzionalità degli organi prelevati grazie ad un’accurata gestione del donatore”.
La legge in Italia sancisce che per determinare la morte con criteri cardiologici occorre osservare un’assenza completa di battito cardiaco e di circolo per almeno 20 minuti: tale condizione determina con certezza una necrosi encefalica, con la perdita irreversibile di tutte le funzioni dell’encefalo stesso. La donazione “a cuore fermo” in Italia è regolata dai medesimi riferimenti legislativi ed etici della donazione da donatore in cui la morte è accertata con criteri neurologici. L’arresto cardiaco ha tempistiche più stringenti della morte cerebrale e, quindi, occorre decidere più in fretta e agire velocemente. Questo tipo di donazione richiede inoltre l’utilizzo di sofisticati strumenti dedicati alla conservazione degli organi prelevatiche viene applicata appena accertata la morte cerebrale. “Il rianimatore insieme al chirurgo vascolare prepara il donatore al prelievo in modo da salvaguardare gli organi che devono assicurare la stessa performance, al trapianto, di quelli prelevati da un donatore in morte cerebrale.” Ha concluso la dottoressa Bertellini.
“Per il prelievo del rene e del fegato– ha spiegato il dottor Roberto Silingardi, Direttore della Chirurgia Vascolare dell’Ospedale Civile di Baggiovara – insieme al Rianimatore, incannuliamo l’aorta toracica con un pallone attraverso un’arteria femorale, onde effettuare un clampaggio aortico cioè una chiusura dell’aorta. In contemporanea, attraverso i vasi femorali dell’altro lato, vengono posizionate le cannule per l’assistenza cardiocircolatoria extracorporea (ECMO). Si viene così a creare un “circuito chiuso” che garantisce la funzionalità degli organi addominali, il fegato e i reni, limitandone il danno da mancanza di sangue. Tale procedura viene effettuata in Terapia Intensiva al letto del donatore dal Chirurgo Vascolare in collaborazione con il Rianimatore e con l’equipe di prelievo che prende in consegna l’organo per il trapianto”.
Gli organi prelevati sono stati poi trapiantati al Policlinico di Modena, dove sono presenti il Centro Trapianti di Fegato (dal 2000) e quello di Rene (dal 1998) che dalla loro apertura hanno portato a termine rispettivamente 763 e 615 trapianti. “Dal punto di vista anestesiologico ed intensivistico – aggiunge il prof. Massimo Girardis, Direttore dell’Anestesia e Rianimazione 1 del Policlinico di Modena – la gestione del ricevente di organi provenienti da donatore a cuore battente è simile, anche se non uguale, a quella di pazienti che ricevono organi da donatori in morte cerebrale. In modo particolare, nelle prime fasi postoperatorie è necessaria una più attenta valutazione delle funzioni dell’organo ricevuto. L’esperienza maturata in questi anni si basa su una collaudata equipe di anestesisti, chirurghi e personale infermieristico e sulla continua collaborazione con altri centri Italiani ed Europei che effettuano attività simile e permette al centro Modenese di essere all’avanguardia anche nella gestione dei pazienti trapiantati con organi da donatore a cuore battente”.
“La velocità e l’impossibilità di programmare– ha confermato il prof. Fabrizio Di Benedetto, Direttore della Chirurgia Oncologica, Epato-bilio-pancreatica e dei Trapianti di fegato- sono condizioni insite nei trapianti, e che in questo caso assumono un significato nuovo perché il periodo di osservazione del donatore è brevissimo. Tutte le decisioni vanno prese in pochi minuti, con la conseguenza che tutte le strutture coinvolte sono chiamate a un notevole sforzo organizzativo. Si può dire, però, che ne valga decisamente la pena: questi fegati dopo il prelievo vengono perfusi con una macchina che li ossigena a pressione e temperature controllate che rigenerano le cellule epatiche e quindi hanno le stesse chance di successo di a quella degli organi prelevati a cuore battente”.
“Questo tipo di donazione non rappresenta attualmente lo standard dell’attività trapiantologica in Italia per l’elevata complessità organizzativa – ha commentato il prof. Giampaolo Bianchi, Direttore dell’Urologia – ma è un’importante risorsa per la riduzione dei tempi di attesa, e certifica l’alta qualità delle cure e dei trattamenti offerti al pubblico”. In Italia attualmente la legge stabilisce il principio del consenso o dissenso esplicito, per cui a chiunque è data la possibilità di dichiarare validamente la propria volontà. In mancanza di una esplicita dichiarazione espressa in vita, ai familiari viene richiesta l’autorizzazione al prelievo.
“Questo trapianto renale da donatore a cuore non battente si caratterizza per aver trapiantato i due reni dello stesso donatore in un unico ricevente. Infatti, come per il donatore in morte cerebrale, si garantisce la adeguatezza del trapianto effettuando al momento del prelievo una biopsia sui reni e sulla base dello score istologico gli organi si assegnano a due diversi riceventi oppure ad un unico ricevente. In questo caso è stato quindi effettuato un doppio trapianto di rene da donatore a cuore non battente; questa casistica è ancora limitata in Italia anche se il nostro centro ha l’esperienza di 54 doppi trapianti di rene da donatore in morte cerebrale. Il supporto tecnologico dei sistemi di riperfusione dei reni dopo il prelievo ci permette di avere una ulteriore garanzia sulla qualità degli organi trapiantati e – ha concluso il prof. Gianni Cappelli, Direttore della Nefrologia e Dialisi – l’aver implementato anche questa tipologia di donazione è importante per consentire a Modena di supplire alla carenza d’organi assicurando la qualità dei risultati”.