Secondo l’ultimo report Istat diffuso nei giorni scorsi in occasione della giornata mondiale dell’acqua la Sardegna risulta essere la penultima regione italiana in termini di percentuale di acqua effettivamente erogata sul totale immesso in rete (appena il 44%, contro una media nazionale del 59%). Una situazione che peggiora di anno in anno per molteplici motivi: dalle perdite nelle condotte alla possibile esistenza di grandi quantità di acqua non conteggiate destinate ad usi pubblici, da sfiori di serbatoi a possibili furti e prelievi abusivi.
E’ quanto emerge da una rilevazione della Cna Sardegna che ha analizzato gli ultimi dati Istat sul servizio idrico. Una situazione ancor più preoccupante secondo l’Associazione artigiana alla luce degli ultimi dati sui bacini idrici sardi la cui provvista si è più che dimezzata in otto anni: ad inizio 2018 nelle dighe dell’isola si contano infatti meno di 800 milioni di metri cubi d’acqua, da confrontarsi con il massimo di 1 miliardo e 700 milioni di metri cubi registrato nel 2010 (fonte Distretto idrografico della Sardegna).
Al livello locale la perdita idrica totale arriva a superare il 60% nelle province di Sassari, Oristano e Nuoro. Tra l’altro, se si guarda al dato dei capoluoghi, Cagliari sconta, in base alle rilevazioni Istat, una situazione tra le più critiche; ben il 59% dell’acqua immessa si perde durante il tragitto, un dato superiore sia a quello regionale, sia al dato totale della stessa provincia. Virtuoso, al contrario, il comportamento della rete di distribuzione di Tortolì, Carbonia e Lanusei, che si caratterizza, quest’ultimo, per risultati migliori rispetto alla maggior parte dei comuni capoluogo italiani (appena il 14% di perdite idriche nel 2015).