Un modello tridimensionale della Terra per individuare le zone più vulnerabili del nostro pianeta. È il risultato descritto in un nuovo studio pubblicato sulla rivista Space Weather, che per ora ha analizzato nel dettaglio alcune aree degli Stati Uniti particolarmente sensibili alle tempeste geomagnetiche. Si tratta di fenomeni che rientrano nel cosiddetto clima spaziale, influenzato prima di tutto dal Sole: talvolta la nostra stella erutta con esplosioni di luce, provoca tempeste solari o emette particelle ultra energetiche.
La Terra – spiega Global Science – è avvolta da uno ‘scudo’ naturale – il campo magnetico terrestre – che in genere è in grado di proteggerci dalle insidie dello space weather. Ma una certa quantità di energia riesce comunque ad attraversare questa barriera magnetica, e in alcuni casi genera appunto le tempeste geomagnetiche, che oltre a produrre le spettacolari aurore boreali possono anche danneggiare i satelliti, le comunicazioni radio, i sistemi Gps e le reti elettriche a terra.
Il nuovo studio, condotto nell’ambito del progetto EarthScope della National Science Foundation americana, ha utilizzato dati tridimensionali della superficie terrestre per individuare i ‘punti caldi’ che maggiormente risentono delle tempeste provenienti dal Sole. «Questi dati – commenta Greg Lucas, leader dello studio – possono aiutarci a proteggere le telecomunicazioni e in generale la sicurezza nazionale durante le violente tempeste geomagnetiche».