E’ scomparso all’età di 76 anni Stephen Hawking, il fisico noto soprattutto per i suoi studi sui buchi neri. La sclerosi laterale amiotrofica, con la quale ha convissuto per gran parte della sua esistenza, non gli ha impedito di lavorare come docente e di svolgere i suoi studi su relatività, quantistica e cosmologia.
Che cos’è la SLA
La sclerosi laterale amiotrofica, la SLA, è la malattia neurodegenerativa progressiva che ha paralizzato il corpo di Hawking ma non ha fermato il suo contributo alla scienza. Chiamata anche morbo di Lou Gehrig dal nome del giocatore di baseball che a metà del secolo scorso la portò all’attenzione pubblica, o malattia di Charcot dal nome del neurologo francese che per primo la descrisse nel 1860, è una condizione rara che normalmente uccide chi ne è colpito entro due o tre anni dalla diagnosi.
Hawking ne è stato affetto invece per oltre 50 anni.
La malattia neurodegenerativa colpisce i motoneuroni, cellule del cervello e del midollo spinale, ostacolando la loro capacità di comunicare con i muscoli e controllare i movimenti volontari, e portando all’eventuale paralisi. I primi sintomi sono rigidità e debolezza dei muscoli, che nel tempo evolvono in incapacità di camminare, parlare e respirare.
Attualmente non esiste cura che fermi o guarisca la Sla, sebbene esistano possibilità di arginarne i sintomi.
L’Osservatorio malattie rare spiega che la malattia assume due forme: in oltre il 90% dei casi è sporadica e sulle sue cause non esiste certezza, sebbene negli ultimi anni siano stati compiuti studi e siano state avanzate molte ipotesi; il 5-10% dei casi è invece familiare, presentando cioè precedenti in famiglia. Per motivi ignoti, i veterani dell’esercito hanno una probabilità doppia di essere diagnosticati rispetto al pubblico generale.
Per i ricercatori l’eccezionale longevità di Hawking resta un mistero, sebbene abbiano sottolineato che la progressione della malattia varia da paziente a paziente e può essere governata dalla genetica.