Speranze dalla ricerca contro il cancro al fegato. Gli scienziati del Salk Institute, insieme ai ricercatori dell’Università di Basilea e dell’ospedale universitario di Basilea, hanno scoperto una proteina chiamata Lhpp che agisce come un interruttore molecolare per disattivare la crescita incontrollata delle cellule nel cancro del fegato. L’oncosoppressore, che potrebbe essere utile come biomarker per aiutare a diagnosticare e monitorare il trattamento per il cancro del fegato, potrebbe rivelarsi inoltre rilevante per altri tipi di cancro.
Il lavoro, descritto su ‘Nature’, si aggiunge alle conoscenze crescenti dei processi cellulari che promuovono o prevengono il cancro. “Penso che abbiamo scoperto un nuovo meccanismo di controllo per le proteine cellulari che, una volta interrotto, potrebbe essere un driver per il cancro”, dice Tony Hunter del Salk Institute, autore dello studio. Una scoperta “eccitante, perché offre la possibilità di nuove terapie o nuove metodiche per la diagnosi di un tumore fondamentalmente intrattabile, il cancro del fegato, e potenzialmente anche per altre neoplasie”.
Hunter è uno studioso noto per la sua scoperta, nel 1979, di un processo di segnalazione molecolare chiamato fosforilazione della tirosina. Quando la fosforilazione della tirosina è disfunzionale, può ‘attivare’ la crescita incontrollata delle cellule che porta al cancro. La svolta di Hunter ha aperto allo sviluppo di una nuova classe di farmaci, gli inibitori della tirosin-chinasi. Da allora, il laboratorio di Hunter ha continuato a studiare il processo di fosforilazione.
Nel nuovo lavoro un team internazionale, guidato da Michael Hall del Biozentrum dell’Università di Basilea, ha esaminato questi interruttori in un modello murino della forma più comune di carcinoma epatico primitivo – il carcinoma epatocellulare. Per confrontare le cellule tumorali con quelle normali, il team ha analizzato oltre 4.000 proteine nel tessuto epatico sano e malato. Alla fine, tre proteine si sono distinte: le istidine chinasi Nme1 eNme2 erano elevate nelle cellule tumorali, mentre l’istidina fosfatasi Lhpp era carente.
“È sorprendente che Lhpp sia presente nei tessuti sani e completamente assente nel tessuto tumorale”, afferma Sravanth Hindupur, ricercatore dell’Università di Basilea e primo autore del paper. Ciò ha dato ai ricercatori un prezioso indizio sul ruolo di questo nuovo interruttore del cancro. Non solo. Quanto il team ha esaminato campioni di tumore al fegato umano, è emerso un risultato analogo. L’obiettivo, spiega Hunter, è dunque ora capire se e come utilizzare la proteina ‘interruttore’ per cercare di disattivare la crescita incontrollata delle cellule nel cancro al fegato.