A 26 anni dalla Legge 257/92 che ha messo al bando l’amianto, in Italia questa fibra killer continua ad essere ancora molto diffusa e a minacciare la salute dei cittadini e l’ambiente. Secondo i dati diffusi da Legambiente in Sicilia solo 84 Comuni su 390 – pari al 21,5% – si sono dotati di Piani comunali in materia.
La ragione di questo ritardo, per Legambiente, “risiede principalmente nella mancata adozione del Piano regionale sull’amianto, redatto nell’aprile del 2016 e trasmesso alla Presidenza della Regione, ma che ad oggi non è ancora stato approvato poiché è ancora in corso la Valutazione ambientale strategica”. Otto comuni siciliani su dieci si trovano così senza Piano comunale amianto e, parimenti, anche il censimento dei siti contaminati procede a rilento. Nel 2017 sono state solo 381 le autonotifiche prevenute pari ad appena 1/3 rispetto a quello registrato nel 2016 che si è attestato a 1113 comunicazioni.
“Si tratta di un passaggio essenziale per mappare il territorio – sottolinea Legambiente – e procedere alle bonifiche per contrastare le conseguenze dell’esposizione all’amianto che si traducono nell’insorgenza di patologie mortali. In Sicilia, tra il 1998 e il 2016, si sono registrati più di 1.500 casi di mesotelioma pleurico”.
Palermo è in valore assoluto la città nella quale si sono registrati più casi, ma rapportando i dati alla popolazione residente è la provincia di Siracusa quella con più alta incidenza annuale, seguita da Palermo e Ragusa. A fronte delle 12.057 strutture censite con presenza di cemento amianto, dei qual circa il 65% è costituito da edifici residenziali, al 31 dicembre 2017 sono state rimosse 9.064 tonnellate, con un aumento di circa il 4,5% per cento rispetto all’anno precedente, Di queste il 91,5% sono riconducibili a materiale compatto e il 17,5% a materiale di tipo friabile.
Legambiente Sicilia ha anche distribuito un questionario a circa 1800 persone per valutare le conoscenze sul tema. Meno della metà di coloro che hanno compilato il questionario è a conoscenza che il 1992 è l’anno nel quale i manufatti in amianto sono stati banditi dalla legge italiana; appena 1 persona su 2 conosce per grandi linee il meccanismo di rilascio delle fibre in amianto e soltanto il 35% della popolazione è consapevole del fatto che il ‘pericolo amianto’ può protrarsi per un tempo pari a 40 anni.
Quasi una persona su quattro dichiara inoltre di possedere ancora dei recipienti in eternit e solo il 29% degli intervistati si è rivolto ad una ditta autorizzata per rimuovere MCA. Tra i possessori di recipienti in eternit circa 3 su 10 dichiarano di farne uso ancora ad oggi. Oltre l’80% ha pensato di dismettere i recipienti in amianto, ma ben il 57,3% ha attribuito la mancata dismissione ad un costo troppo elevato.
Un quadro preoccupante che ha spinto Legambiente Sicilia a chiedere un impegno concreto al governo regionale e alle amministrazioni locali. Fra le richieste, un’opera di informazione e sensibilizzazione della popolazione sui rischi derivanti dall’amianto; il censimento e la mappatura “in tempi brevi” degli MCA e incentivare economicamente e sostenere tecnicamente la redazione dei piani comunali di amianto; prevedere una piano di finanziamento triennale di 20 milioni di euro annui da destinare per gli interventi di bonifica e smaltimento di MCA presenti nei siti industriali e negli edifici pubblici. E, ancora, promuovere le micro raccolte urbane con l’obiettivo di semplificare le procedure e ridurre i costi da parte dei cittadini per la rimozione di amianto; aumentare i controlli della polizia municipale nelle campagne e nei siti conosciuti e sanzionare chi abbandona rifiuti.