“La lotta contro l’inquinamento causato dalle plastiche è diventato ormai una sfida mondiale e sempre più Paesi si stanno attrezzando per combattere la diffusione della plastica come è emerso alla conferenza mondiale dell’Onu sugli Oceani del giugno 2017 a New York, in cui abbiamo raccontato anche la nostra esperienza” – dichiara Stefano Ciafani, Presidente nazionale di Legambiente in vista della Giornata mondiale della terra. “Sta finalmente prendendo forma – continua Ciafani – una battaglia corale contro l’inquinamento da plastica non gestita correttamente basata sull’economia circolare, sulla lotta alle microplastiche, a partire da quelle presenti nei cosmetici, e su misure efficaci per ridurre il monouso e l’usa e getta. Ora l’importante è non abbassare la guardia e continuare a percorrere questa strada. Per questo in vista della giornata della Terra, dedicata alla lotta all’inquinamento da plastica, lanciamo un appello affinché l’Italia, che fino ad ora ha fatto da apripista grazie alle leggi sulla messa al bando dei sacchetti di plastica, sui cotton fioc e sulle microplastiche nei prodotti cosmetici, continui l’iter intrapreso fino ad ora con politiche e azioni concrete, definendo nuove misure legislative per contrastare l’usa e getta, prevendo un sistema di controlli efficace per garantire il rispetto delle leggi approvate a partire da quella sui sacchetti; impegnandosi per ridurre l’uso eccessivo di acque in bottiglia, con conseguente consumo di grandi quantità di plastica, e sensibilizzando i cittadini tramite campagne di informazione”.
Legambiente ricorda che gli arenili continuano ad essere pieni di rifiuti. Secondo l’ultima indagine Beach litter di Legambiente condotta nel 2017, la plastica si conferma il materiale più trovato (84% degli oggetti rinvenuti) sulle 62 spiagge monitorate, seguita da vetro/ceramica (4,4%), metallo (4%), carta e cartone (3%). Interessante inoltre notare che il 64% dei rifiuti spiaggiati proviene da oggetti usa e getta: il 30% è costituito da materiali e imballaggi che hanno una vita molto breve e il 34%, un rifiuto su tre, addirittura da materiali usa e getta (es. stoviglie di plastica, bicchieri…) La cattiva gestione dei rifiuti urbani (49%), la pesca e acquacoltura (14%) e la mancata depurazione (7%) sono tra le principali cause che portano le spiagge ad essere invase dai rifiuti di ogni tipo. Oltre ai rifiuti spiaggiati, ci sono poi quelli galleggianti, per lo più di plastica, che causano danni alla biodiversità a partire dalle tartarughe marine.
Altro problema è l’uso eccessivo dell’acqua in bottiglia. In Italia, in base ai dati elaborati da Legambiente, il 90-95% delle acque viene imbottigliato in contenitori di plastica e il 5-10% in contenitori in vetro: in pratica ogni anno vengono utilizzate tra i 7 e gli 8 miliardi di bottiglie di plastica. Numeri impressionanti anche rispetto agli impatti ambientali: più del 90% delle plastiche prodotte derivano da materie prime fossili vergini (il 6% del consumo globale di petrolio) e l’80% dell’acqua imbottigliata in Italia viene trasportata su gomma (un autotreno immette nell’ambiente anche 1300 kg di CO2 ogni 1000 km). Per questo le bottiglie di plastica rappresentano uno dei nodi centrali anche nella recente Plastic Strategy europea, presentata all’inizio dell’anno, che si pone anche l’obiettivo di ridurre i consumi di acqua in bottiglia e di fermarne la dispersione nell’ambiente, a partire da quello marino-costiero.