In Italia, l’ictus colpisce circa 120mila persone ogni anno. È il più grande produttore di disabilità grave in tutti i paesi sviluppati, incluso il nostro, nonché la seconda causa di morte, con l’11,1% di decessi. Il 30% di questi 200mila hanno come conseguenza dei deficit motori, cognitivi o di linguaggio, e necessitano di trattamento riabilitativo.
Circa il 50% dei pazienti che afferiscono alla riabilitazione neurologica sono infatti pazienti con effetti di ictus.Undici persone su 100 muoiono, in seguito a un ictus, nell’arco di trenta giorni, mentre salgono a 16 quelli che non ce la fanno nell’arco di un anno. Un problema che non solo potrebbe essere fatale, ma che comporta spesso anche gravi conseguenze a lungo termine. Nel 35% dei pazienti colpiti, infatti, residua una disabilità grave.
Nell’80% dei casi italiani si tratta, per l’esattezza, di ictus di tipi ischemico, mentre nel restante 20% è di natura emorragica. Secondo una recente indagine l’incidenza dell’ictus passa dallo 0,2% nella fascia 55-64 anni allo 0,8% nella fascia 65-74. Si sale al 2,2% nella fascia 75-84 sino al 3,2% degli over 84.Se ne parlerà a Trieste, presso il Palazzo dei Congressi della Stazione Marittima, durante il 18° Congresso Nazionale della Società Italiana di Riabilitazione Neurologica – SIRN. Si apre domani e durerà fino al 7 aprile. Al centro dell’attenzione, ictus, robotica, disabilità: questi i principali filoni che verranno seguiti. Ma i temi relativi alla neuroriabilitazione che verranno trattati saranno numerosi. Cinquecento gli specialisti attesi.
“La neuroriabilitazione – spiega il Prof Carlo Cisari, Presidente della SIRN – Società Italiana di Riabilitazione Neurologica – è la riabilitazione della disabilità di origine neurologica; le tematiche che tocca vanno dall’ictus ai traumi cranici e a tutti i traumi della strada, le sclerosi multiple, le polineuropatie, il morbo di Parkinson. Sono tutte patologie neurologiche che danno luogo a disabilità. La riabilitazione ha lo scopo poi di trattare queste disabilità e di favorire l’inserimento sociale e lavorativo delle persone colpite. La disabilità può presentarsi in tutte le età, includendo giovani e meno giovani”.
Dal 1990 al 2013 l’incidenza dell’ictus ischemico si è ridotta, passando da 128 a 114/100.000/anno. Nel dettaglio, si è ridotta significativamente nei soggetti di età maggiore di 60 anni, soprattutto grazie al controllo dei fattori di rischio, ed è rimasta sostanzialmente immodificata in quelli di età compresa tra i 45 ed i 59 anni. Per quanto riguarda l’ictus emorragico, nello stesso arco temporale, la sua incidenza è risultata stabile, con 53 casi per 100.000 all’anno.
“Il recente rapporto SAFE (Stroke Alliance for Europe” “L’impatto dell’ictus in Europa”), pubblicato nel 2017, ha segnalato che in Italia negli ultimi vent’anni l’incidenza di primi episodi cerebrovascolari è diminuita del 29% – spiega il Dr. Stefano Paolucci, Direttore U.O. complessa Riabilitazione Solventi Fondazione S. Lucia – IRCCS di Roma – con 120.000 i nuovi casi ogni anno e con circa 930.000 casi di sopravvissuti, con postumi più o meno invalidanti. L’incidenza tra sessi è similare oltre i 75 anni, mentre sotto questa soglia di età le donne sono colpite meno”.
I recenti dati sottolineano un lieve miglioramento, ma ciò nonostante non occorre mai abbassare la guardia, perché un fenomeno del genere potrebbe essere fatale anche senza preavvisi e senza piccoli episodi che lo precedono. Massima attenzione, quindi, nel riconoscere i sintomi principali: improvvisa diminuzione della forza, difficoltà nel parlare e bocca asimmetrica.
“Se sospettate che il malore vostro o di un familiare sia ictus, provate l’approccio “Rapido” – dichiara il Prof. Zampolini – Questo è l’acronimo delle seguenti parole: Ridi, chiedete alla persona di sorridere e osservate se la bocca è asimmetrica; Alza le braccia, verificate se riesce a sollevarne una sola; Parla, verificate se riesce ad esprimersi in maniera comprensibile o confusa; Ictus; Domanda aiuto, chiamate immediatamente il 118 e descrivete correttamente i sintomi in modo che gli operatori possano comportarsi in maniera adeguata; Orario, prendete nota dell’ora esatta in cui sono iniziati i sintomi, un’informazione importante per operare entro le 3 – 4,5 ‘golden hour’”.
Importante è intervenire prima possibile, ma altrettanto importante è la riabilitazione che deve limitare le conseguenze disabilitanti dell’ictus. Anche la riabilitazione deve essere iniziata fin dai primi giorni dopo l’esordio dell’ictus, deve essere effettuata con una sufficiente intensività e deve essere il risultato di diversi professionisti che curano i vari aspetti della riabilitazione motoria, cognitiva, del linguaggio e deve accompagnare il recupero fino al miglior reinserimento possibile nelle attività quotidiane.