Parkinson: mangiare più pesce potrebbe prevenire la malattia

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Il pesce è considerato un alimento salutare, collegato a un miglioramento della salute cognitiva a lungo termine. In particolare, gli acidi grassi omega-3 e omega-6 contenuti nel pesce sono spesso indicati come responsabili. Ora, un nuovo studio della Chalmers University of Technology, in Svezia, ha dimostrato che la proteina parvalbumina, molto comune in diversi tipi di pesce, potrebbe contribuire a questo effetto.

Uno dei tratti caratteristici della malattia di Parkinson è la formazione di una particolare proteina umana, chiamata alfa-sinucleina. I ricercatori della Chalmers hanno scoperto che la parvalbumina può formare strutture amiloidi che si legano con l’alfa-sinucleina. La parvalbumina la usa per i suoi scopi, impedendole di formare le sue amiloidi potenzialmente pericolose in seguito.

pesce omega-3Considerando che la parvalbumina è molto abbondante in alcune specie di pesci, aumentare la quantità di pesce nell’alimentazione potrebbe essere un modo semplice per combattere la malattia di Parkinson. Aringhe, merluzzo, carpe, salmone rosso e dentice rosso hanno livelli particolarmente alti di parvalbumina, che è comunque comune in molte altre specie. I livelli della proteina possono anche variare durante l’anno.

Nathalie Scheers, professoressa assistente della Chalmers e ricercatrice di questo studio, ha dichiarato: “Il pesce generalmente è più nutriente alla fine dell’estate, grazie ad un aumento dell’attività metabolica. I livelli di parvalbumina nei pesci sono molto più alti dopo che hanno avuto molto sole, quindi potrebbe essere utile aumentarne il consumo durante l’autunno”.

Anche altre malattie neurologiche, come Alzheimer, SLA e malattia di Huntington, sono causate da alcune strutture amiloidi che interferiscono nel cervello. Il team si impegna, quindi, in ulteriori ricerche per vedere se la scoperta relativa al Parkinson possa avere implicazioni anche per altre malattie neurodegenerative. Pernilla Wittung-Stafshede, autore principale dello studio, ha concluso: “Queste malattie arrivano con l’età e le persone vivranno sempre più a lungo. Ci sarà un’esplosione di queste malattie in futuro e la parte più inquietante è che attualmente non abbiamo cure. Quindi, dobbiamo approfondire ogni cosa che sembri promettente”.

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