Salute: in Italia 10 milioni di uomini soffrono di patologie urologiche

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Prevenzione, informazione e controlli: questi gli obiettivi promossi dall’ultima campagna della Società Italiana di Urologia, in collaborazione e con il patrocinio del Ministero della Salute, presentata a Roma lo scorso 13 marzo, in occasione del convegno “Prevenzione Alpha”, per creare la cultura di base della prevenzione maschile in tutte le fasi della vita dell’uomo.

La giusta informazione è necessaria prevenire le malattie al maschile, per avere una cultura di base sulla salute dell’uomo nelle tre principali fasce d’età della popolazione: le malattie al maschile hanno un’incidenza pari a oltre 10 milioni di casi in Italia.

Quando si parla di salute sessuale, di visite urologiche, di disfunzioni, il pensiero va subito alla terza età. Si pensa ai pensionati alle prese con problemi di prostata o con coliche renali. Nessuno, o forse pochissimi, riescono a capire che il cammino per la prevenzione inizia fin da giovani,” spiega Giuseppe Mele, presidente dell”Osservatorio Paidoss e della Società italiana medici pediatri (Simpe).

Il 10% degli uomini fra i 40 e i 50 anni ha già una diagnosi di ipertrofia prostatica benigna (IPB), la prevalenza sfiora il 35% fra i 50-60enni. L’indagine, pubblicata dall’Archivio Italiano di Urologia e Andrologia, ha permesso di individuare i fattori di rischio associati allo sviluppo della malattia negli uomini italiani: avere la pressione alta, per esempio, incrementa la probabilità di IPB del 50%, il diabete la aumenta del 57%, colesterolo e trigliceridi alti fino al 37%. La sindrome metabolica, con il derivante quadro clinico compromesso rappresentato da sovrappeso o dai fattori di rischio di patologie cardiovascolari, come elevati livelli di colesterolo e trigliceridi, favorisce l’insorgenza di IPB, parallelamente, fumare più di dieci sigarette al giorno ne alza la probabilità del 57%,” dichiara la dott.ssa Camilla Pizzoni, Direttore Tecnico dell’Osservatorio PoolPharma Research. “Il risultato è evidente e indica la necessità di una corretta prevenzione fin da prima degli “anta” attraverso un’attività fisica regolare e un controllo adeguato dei parametri cardiometabolici di rischio. Lo sport risulta protettivo nei più giovani, dove riduce la probabilità di IPB quattro volte di più rispetto agli over 50.”

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