Da tempi immemori l’umanità ha celebrato la rinascita della natura e la sua ritrovata fertilità con suggestivi riti propiziatori. Le origini dell’attuale 1 maggio, Festa del lavoro, a ben vedere, sono antichissime. Basta pensare che nell’antica Roma, il primo giorno di maggio, si tenevano i Floralia, festeggiamenti in onore di Flora, dea della primavera e dei fiori, tra canti, danze e processioni. Nelle terre celtiche scoprirono che il 1 maggio era tempo di Beltane, con falò accesi sui colli ad accogliere la bella stagione ed il rinnovarsi della vita, il bestiame fatto uscire dai ricoveri invernali e lasciato libero al pascolo. Per i popoli germanici e scandivavi, l’equivalente di Beltane era la famosa notte di Valpurga, in cui si accendevano falò per scacciare streghe e spiriti maligni. Ben presto Floralia e Beltane confluirono nel Calendimaggio.
Il primo maggio, insomma, si svolgeva all’insegna di banchetti, danze, canti sui prati, accensione di fuochi purificatori, amore e fecondità.Si faceva festa con o senza il permesso del datore di lavoro, vi era un sovvertimento dei ruoli sociali, re e regin a della festa venivano scelti tra la gente comune, anzi, le classi dominanti eran messe alla berlina per quel giorno. La festa rapidamente si identificò con i movimenti operai, entrando a far parte del calendario socialista a inizi del XX secolo. Proprio come il Calendimaggio, la Festa del lavoro è all’insegna della musica, di concerti, pic-nic, eventi e occasioni di svago.