I numeri sono impressionanti. In Italia una donna su tre (31,5%) tra i 16 e i 70 anni ha subito una qualche forma di violenza fisica o sessuale nel corso della propria vita (dati Istat 2014), significa che quasi 7 milioni di donne sono state interessate da violenze. Il 20,2% ha subìto violenza fisica, il 21% sessuale, il 5,4% forme più gravi di violenza sessuale come stupri e tentati stupri. E’ quanto emerge dal focus sulla violenza sulle donne, realizzato dal ministero della Salute in occasione della III Giornata nazionale della salute della donna, che si celebra oggi.
I partner, attuali o ex, commettono le violenze più gravi. Inoltre 3 milioni 466 mila donne hanno subìto stalking nel corso della vita, mentre sono 1 milione 404 mila quelle che hanno subito molestie fisiche o ricatti sessuali sul posto di lavoro. Un quadro che però mostra qualche segno di miglioramento: negli ultimi 5 anni le violenze fisiche o sessuali sono passate dal 13,3% all’11,3%, (dati Istat 2014) rispetto al 2006.
Non si intacca però lo zoccolo duro della violenza nelle sue forme più gravi (stupri e tentati stupri), come pure le violenze fisiche da parte dei non partner. E aumenta la gravità delle violenze subite: salgono quelle che hanno causato ferite (dal 26,3% al 40,2% da partner) e il numero di donne che hanno temuto per la propria vita (dal 18,8% del 2006 al 34,5% del 2014).
Come assistere al meglio le vittime? Lo scorso 30 gennaio sono state pubblicate in Gazzetta Ufficiale le ‘Linee guida nazionali per le aziende sanitarie e ospedaliere in tema di soccorso e assistenza socio-sanitaria alle donne che subiscono violenza’, che delineano un percorso ‘ad hoc’ per le donne che subiscono violenza, a partire dal triage ospedaliero fino al loro accompagnamento o orientamento, se consenzienti, ai servizi pubblici e privati dedicati.
Inoltre il nuovo Piano strategico nazionale sulla violenza maschile contro le donne 2017- 2020 che definisce una strategia d’intervento mirata, per prevenire la violenza (attraverso piani educativi e di comunicazione, oltre che di formazione degli operatori nel settore pubblico e privato); proteggere e sostenere le vittime (attraverso le reti territoriali antiviolenza); perseguire e punire (in sinergia con i soggetti istituzionali quali, ad esempio, il ministero dell’Interno e il ministero della Giustizia). Per assistere al meglio le vittime di violenza, serve una formazione particolare.
In collaborazione con l’Istituto superiore di sanità è stato realizzato un programma di formazione per operatori sanitari e non, per il rafforzamento delle reti territoriali per la prevenzione e il contrasto della violenza di genere, anche attraverso una piattaforma di Formazione a distanza. Sono stati formati più di 800 operatori di 28 servizi di pronto soccorso delle regioni Lombardia, Lazio, Campania e Sicilia. “Il progetto potrà essere facilmente riutilizzato per la formazione di operatori anche di altre regioni”, fa sapere il ministero della salute.
Un altro progetto, coordinato dalla Regione Liguria, ha coinvolto sette regioni: Piemonte, Lombardia Liguria Toscana, Lazio, Basilicata, Sicilia con l’obiettivo generale di armonizzare e valutare l’efficacia dei protocolli di riconoscimento, accoglienza, presa in carico e accompagnamento dei casi di violenza sulla donna, in ambito relazionale, o sul bambino. Dal progetto è stato prodotto un manuale operativo per gli operatori sanitari.