E’ stata chiusa l’indagine sul crollo dell’immobile di Corso Umberto I n. 83 ad Amatrice che causò il decesso di 7 persone in seguito al terremoto del 24 agosto 2016. Questa mattina i Carabinieri del Nucleo Investigativo di Rieti hanno notificato a sei fra progettisti, tecnici comunali di Amatrice e funzionari del Genio Civile di Rieti, un provvedimento di avviso di conclusione delle indagini preliminari emesso a loro carico dalla Procura della Repubblica di Rieti in merito ai reati di omicidio colposo e disastro colposo.
Le indagini, coordinate dai sostituti procuratori Luana Bennetti e Rocco Gustavo Maruotti, sono state avviate all’indomani della scossa di terremoto del 24 agosto 2016 che provocò il crollo dell’interno stabile, in cui morirono sette persone, e sono state eseguite effettuando sull’area sottoposta a sequestro numerosi sopralluoghi, in presenza anche del consulente tecnico nominato dalla Procura, acquisendo e sequestrando documentazione presso il Genio Civile di Rieti, il Comune di Amatrice, la Sovrintendenza per i Beni Culturali di Roma e le ditte esecutrici dei lavori, e sentendo persone informate sui fatti.
Al termine dell’attività, durata quasi due anni, è stato accertato che il crollo dell’edificio sarebbe stato provocato, spiegano i carabinieri di Rieti in una nota, dalla “realizzazione sul vecchio immobile di una sopraelevazione eseguita a fini speculativi dalla società ‘Faro immobiliare 2000 srl’ di Roma la quale aveva acquistato l’intero stabile all’asta per realizzare all’ultimo piano ulteriori 9 unità abitative poi rivendute a prezzo di mercato”.
“I due progettisti e direttori dei lavori, gli ingegneri Luigi e Romeo Bucci, risultati poi essere anche soci della società, avevano realizzato infatti un progetto non conforme alla normativa anti sismica vigente all’epoca, contenuta nel decreto ministeriale 16.01.1996 ‘Norme tecniche per le costruzioni in zone sismiche'”, spiegano gli investigatori.
Un progetto, secondo i carabinieri, caratterizzato da “gravissime carenze inerenti la definizione dei materiali che costituivano le pareti dell’immobile, mancando totalmente l’esecuzione in loco di sopralluoghi finalizzati ad accertare la natura e la composizione delle stesse e il loro stato di conservazione” e da “un grossolano errore nella qualificazione della zona sismica del Comune di Amatrice, effettuando tutti i calcoli di verifica come se tale territorio fosse ancora inserito in zona sismica nr. 2 quando viceversa esso era stato qualificato in zona sismica nr. 1 dall’Ordinanza della presidenza del Consiglio dei Ministri nr. 3274/2003, adottando quindi un modello di calcolo completamente errato”.
E, ancora, secondo gli investigatori, il progetto sarebbe stato caratterizzato dalla “previsione ed esecuzione di una copertura ‘di tipo spingente’ della sopraelevazione che rendeva l’intero complesso ancora più vulnerabile anche perché non era stato previsto alcun intervento di adeguamento sismico e quindi di rinforzo delle murature sottostanti”. “Tali macroscopiche violazioni – scrivono i carabinieri nella nota – non erano state poi rilevate, né dal Rup architetto Virna Chiaretti, che viceversa, in qualità di Capo Settore dell’Ufficio Tecnico di Amatrice, aveva dapprima rilasciato il permesso a costruire e poi concesso il certificato di agibilità dell’intero immobile, né da Maurizio Cuomo, Maurizio Peron e Ivo Serpietri, rispettivamente dirigenti e tecnico istruttore del Genio Civile di Rieti, che infatti avevano concesso tutte le autorizzazioni previste”.