Le nane rosse sono più piccole e meno luminose del sole. Queste deboli stelle costituiscono circa il 75% della popolazione stellare della Via Lattea ed è noto che molte di loro ospitino pianeti nella “zona abitabile”, ossia l’intervallo di distanze che potrebbe teoricamente supportare l’esistenza di acqua liquida sulla superficie di un pianeta. L’esopianeta più vicino alla Terra, Proxima b, si trova nella zona abitabile di una nana rossa, Proxima Centauri (circa 4.2 anni luce dal sole).
Ma non è chiaro quanto siano abitabili tali mondi. Poiché le nane rosse sono così deboli, le loro zone abitabili sono molto vicine. Il problema è che le nane rosse possono produrre pericolose emissioni di raggi X, per non parlare delle radiazioni delle espulsioni di massa coronale (CME), eruzioni che fanno esplodere enormi quantità di plasma carico nello spazio. Altri studi hanno già scoperto che Proxima b potrebbe non essere abitabile come si credeva in precedenza, poiché la sua stella è volatile. Un nuovo studio, invece, analizza un altro sistema stellare per comprendere il suo ambiente.
Il team di Guenther ha osservato un’eruzione dalla nana rossa AD Leo. La stella si trova a 16 anni luce dalla Terra e può ospitare piccoli pianeti rocciosi nella sua zona abitabile. Gli astronomi sono già a conoscenza di un pianeta gassoso gigante molto vicino alla sua stella madre, a sole 0,02 unità astronomiche (AU): questo è 50 volte più vicino dell’equivalente distanza tra la Terra e il sole (1 AU è la distanza media Terra-sole, circa 150 milioni di km).
I dati sono ancora sotto analisi, ma i primi risultati suggeriscono che l’eruzione non ha influenzato notevolmente il pianeta gassoso. Anzi, l’eruzione non era accompagnata da una CME, come generalmente accade al sole. Poiché queste espulsioni potrebbero privare un piccolo pianeta della sua atmosfera, questa potrebbe essere una buona notizia per la vita, secondo lo studio. Tuttavia, le esplosioni di raggi X della stella potrebbero essere ancora un fattore nel sistema. Queste radiazioni potrebbero colpire la vita in superficie di un pianeta nella zona abitabile, anche se le creature oceaniche potrebbero essere al sicuro.
Alcune ricerche suggeriscono che un’enorme radiazione potrebbe distruggere lo strato di ozono di un pianeta, riducendolo del 94% in circa 2 anni. Se succedesse, tutta la vita in superficie sarebbe spacciata. In questo caso, parlare di “Terra 2.0” intorno ad una nana rossa potrebbe essere prematuro, secondo gli esponenti della Royal Astronomical Society.