In Europa sono italiani tre piatti di pasta su quattro: lo rileva uno studio di Aidepi (Associazione delle Industrie del Dolce e della Pasta Italiane), che mette al centro l’altra metà della pasta italiana, quella che finisce all’estero, al 71% nei paesi europei.
Francesi, tedeschi e inglesi rappresentano i tre mercati più importanti per l’export di pasta italiana, con circa un miliardo di piatti serviti all’anno e un controvalore di quasi un miliardo di euro. Rispetto a 25 anni fa, dice la ricerca presentata oggi in Piemonte, il mondo mangia sempre più pasta italiana: sono aumentati i Paesi destinatari oggi quasi 200, ed è più che raddoppiata la quota export, oltre 2 milioni di tonnellate. La pasta e’ l’unico alimento nella top 10 dei prodotti per i quali l’Italia detiene la prima posizione al mondo per saldo commerciale.
“Se la pasta italiana gode all’estero di tanto successo – rimarca Luigi Cristiano Laurenza, segretario di Aidepi – è anche merito della capacità dei pastai di intercettare tendenze alimentari trasversali. Due consumatori su tre sono disposti a pagare di più per avere un prodotto attento all’ambiente, e la pasta ha una impronta ecologica minima e un packaging completamente riciclabile. Ma viene scelta anche dai più attenti al benessere. Infatti crescono tutte le nicchie salutiste, dal biologico all’integrale al gluten free, segno che sta venendo meno il vecchio pregiudizio che faccia ingrassare“.
Per consolidare la leadership, i pastai italiani puntano su tipologie legate a benessere e salute: pasta integrale, biologica, senza glutine o con l’aggiunta di altri ingredienti, come legumi, spezie e superfood quali ceci, lenticchie, curcuma, grano saraceno, sorgo, amaranto, teff.