E’ stato ricostruito in un simulazione il destino del Sole: dopo che la nostra stella si sara’ trasformata in una gigante rossa, ingoiando i pianeti piu’ vicini, Terra compresa, diventera’ una nebulosa planetaria, ovvero quell’involucro incandescente di gas in espansione che una stella espelle quando giunge alla fase finale della sua vita.
E’ quanto risulta da uno studio pubblicato su Nature Astronomy, coordinato da Krzysztof Gesicki dell’universita’ Niccolo’ Copernico di Toru?, in Polonia. Per anni, i ricercatori non hanno avuto certezze riguardo al destino del sole: si riteneva che la nostra stella avesse una massa troppo piccola dar luogo ad una nebulosa planetaria.
Per scoprirlo i ricercatori hanno sviluppato un modello basato su nuovi dati che segue l’evoluzione del ciclo di vita delle stelle. Il modello ha anche risolto alcuni dubbi anche sulla luminosita’ delle nebulose planetarie. Nelle ultime fasi della sua vita una stella, espelle nello spazio una massa di gas e polvere, chiamata guscio, che da luogo alla nebulosa planetaria.
Alcune di queste sono cosi’ luminose che possono essere viste da grandi distanze, decine di milioni di anni luce, distanze da cui la stesse stelle che le hanno originate sarebbero troppo deboli da vedere. Secondo i vecchi modelli, spiega Mauro Messerotti, fisico solare dell’osservatorio di Trieste dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf), “stelle di massa piccola come il sole non potevano dare origine a nebulose planetarie luminose, ma dovevano avere almeno il doppio della sua massa”.
Il nuovo modello, invece – continua Messerotti – rivede questa teoria, stabilendo che dopo l’espulsione del guscio le stelle si riscaldano tre volte piu’ velocemente di quando dimostrato dai modelli precedenti. Questo accumulo di energia rende possibile per una stella di massa piccola, come il sole, formare una nebulosa planetaria brillante. Non solo, il nuovo modello dimostra che possono dare origine a nebulose con una luminosita’ osservabile da noi stelle con una massa compresa da 1,1 fino a 3 volte la massa del sole”.