L’acqua del rubinetto in Italia è buona, sicura e controllata grazie a milioni di analisi all’anno su decine di parametri chimici e microbiologici. In alcuni, rari, casi però l’acqua registra dei valori non conformi su alcuni elementi chimici, come l’arsenico, presente in alcune falde acquifere e legate alle caratteristiche del sottosuolo (ad esempio quello di origine vulcanica). Si tratta di problemi localizzati soprattutto in Lazio e Toscana. A questi casi si aggiungono altre criticità registrate in Veneto e legate alla presenza di composti perfluoroalchilici (Pfas), utilizzati a livello industriale.
Aqua Italia (Anima-Confindustria) ha commissionato all’Istituto indipendente Open Mind Research un’indagine sui consumi di acqua del rubinetto in Italia ed in particolare ha indagato sulla preoccupazione degli italiani riguardo, appunto, la presenza di inquinanti nell’acqua. Il 55,5% si è dichiarato abbastanza/poco preoccupato, il 34,7% estremamente/molto preoccupato e il 9,8% per nulla preoccupato. Tra coloro che hanno un’abitudine al consumo dell’acqua del rubinetto, si riscontra una preoccupazione per i contaminanti chimici più bassa della media della popolazione (14,8% vs 34,7%). Al contrario, per coloro che non la bevono abitualmente la preoccupazione è molto elevata (50,3% vs 34,7%).
Analizzando le regioni coinvolte nel fenomeno notiamo che si dichiarano estremamente preoccupati il 18,3% dei toscani, il 15,5% dei laziali e il 7,9% degli abitanti del Triveneto. Sono Abbastanza/molto preoccupati rispettivamente il 44,4% (Toscana), 61,3% (Lazio) e 42,4% (Triveneto). Poco o per niente preoccupati in triveneto nel 49,7%, in Toscana nel 37,4% e nel Lazio nel 23,3%.