Ha scoperto di avere la leucemia alla 23esima settimana di gravidanza, ma grazie a una cura innovativa è stata salvata insieme al suo bimbo. Il piccolo, che al momento del parto pesava 2,310 chili, è venuto alla luce il 23 aprile scorso al Policlinico Giaccone di Palermo.
“Non sono state necessarie cure intensive neonatali” spiegano i medici. La storia della neonato e della sua mamma è stata presentata oggi durante una conferenza stampa nei locali della direzione del Policlinico. Si tratta della prima volta in cui questa cura è stata tentata in Italia su una donna in così precoce stato di gravidanza.
“Siamo profondamente soddisfatti per questo importantissimo risultato ottenuto con un eccellente lavoro di ricerca e di assistenza – ha detto Fabrizio Micari, rettore dell’Università di Palermo -. Il Policlinico universitario si conferma sempre più come polo di eccellenza sanitaria e come punto di riferimento, non solo per la Sicilia, ma come è dimostrato dalla particolarità di diversi casi che negli ultimi tempi sono stati curati in maniera eccezionale e innovativa, anche a livello nazionale”.
“Uno straordinario lavoro di squadra – dice Fabrizio De Nicola, commissario del Policlinico – che ha coinvolto un nucleo interdisciplinare di professionisti di grande qualità cui va il mio personale ringraziamento. Ai genitori e al nuovo arrivato facciamo i migliori auguri da parte dell’intera Azienda”.
“La paziente ha portato avanti la gravidanza con coraggio e determinazione – racconta Renato Venezia, docente di Ginecologia -. È stata sottoposta a stretto monitoraggio ostetrico con controlli ecografici ogni 15 giorni”. La donna, al sesto mese di gravidanza, si è recata al Policlinico per la presenza di piccole emorragie puntiformi agli arti inferiori, presto propagate in tutto il corpo.
“I valori ematochimici al ricovero – spiega Venezia – evidenziavano una piastrinopenia e riduzione del fibrinogeno. Una consulenza con i colleghi dell’ematologia ha poi permesso la diagnosi di leucemia”. La gravidanza è andata avanti senza complicanze ostetriche fino alla 35,4 settimana, quando si è deciso di procedere al taglio cesareo. Il piccolo è venuto alla luce in perfette condizioni di salute.
“L’eccezionale risultato ottenuto – sottolinea Sergio Siragusa, docente di Ematologia e direttore dell’Uo di Ematologia del Policlinico di Palermo – è il risultato di una interazione vera tra più settori specialistici e mostra che nei nostri ospedali possiamo gestire pazienti complessi. L’importanza del caso consiste nell’aprire la strada a un nuovo modo di affrontare i tumori nell’ambito ematologico. Strada che stiamo già percorrendo da alcuni anni: curare la malattia con farmaci ‘mirati al target’, non chemioterapici tradizionali che curano o ‘cronicizzano’ le neoplasie ematologiche. Stiamo, infatti, trasformando patologie tumorali inguaribili e incurabili – conclude – in tumori cronici, sempre più guaribili ma sicuramente decisamente curabili. E da oggi, anche per le donne gravide”.