Gli anni della crisi hanno portato gli italiani a ridurre i consumi e gli investimenti immobiliari, e anche la propensione al rischio. “Dal 2007 al 2015 c’è stato un calo del 7,5% dei consumi, e gli investimenti immobiliari sono dimezzati. Ad aumentare, invece, sono stati il contante e i depositi bancari.
Il cash cautelativo, risorse in forma liquida da poter usare in caso di bisogno, dal 2007 al 2017 è cresciuto del 26%, e nella classifica delle priorità il fatto di prepararsi a sostenere spese sanitarie figura al primo posto, più dell’aiuto economico ai figli o del fatto di poter assicurare loro un’adeguata formazione”.
Parola di Massimiliano Valerii, direttore generale del Censis, intervenuto oggi a una tavola rotonda promossa a Roma dall’Aiop (Associazione italiana ospedalità di privata). Nell’indagine ‘Il valore dell’ospedalità privata nella sanità pluralista’, realizzata da Censis per Aiop, infatti, oltre il 73% degli italiani mette le spese per curarsi al primo posto nella classifica delle priorità all’origine del ricorso al cash cautelativo. Prima ancora del futuro dei figli, delle spese di tutti i giorni, di forme integrative della pensione e dell’attesa di condizioni migliori per investimenti più redditizi.
“Il mare di cash precauzionale delle famiglie, incrementato in misura rilevante rispetto all’inizio della crisi, ha come ragione primaria la paura di dover fronteggiare proprio le spese relative alla Salute e alla sanità”, sottolinea Valerii che parla di “antropologia dell’insicurezza.
“Questo dato – aggiunge – è l’indicatore più forte della nuova insicurezza sanitaria, assolutamente sconosciuta in questa dimensione dalle generazioni precedenti, e si potrebbe dire fino all’esplosione della crisi”.
Insomma, le famiglie negli anni della crisi non si sono sentite protette e hanno reagito modificando la gestione di redditi e patrimoni. In vista di dover pagare di tasca propria. Quindi la sanità italiana, “pur restando tra le più performanti al mondo, non trasferisce ai cittadini quella sensazione di sicurezza e copertura in caso di malattia – si legge nell’indagine – in grado di emanciparli dall’ansia di avere soldi da parte per rispondere ai costi che i bisogni sanitari potrebbero generare”.