“Tutti i sistemi 118 nazionali presentano lacune, per un verso o per l’altro, e solo una chiara, decisa, sostanziale riforma della legislazione vigente potrà sanare tutte le incongruenze e condurre alla definitiva omogeneità”. E’ la denuncia del presidente nazionale della Società Italiana Sistemi 118 (Sis), Mario Balzanelli, in una lettera aperta ai media nella quale invoca una riforma legislativa del Sistema 118 nazionale “che vada nella direzione di un suo netto potenziamento rispetto a tutti gli indirizzi ampiamente e innaturalmente demolitivi ed economicamente svantaggiosi varati dalle gestioni politiche precedenti”.
Una riforma – spiega Balzanelli dopo aver passato in rassegna i punti principali e le carenze del sistema attuale- “che riconosca e stabilisca, tassativamente, attraverso l’attenta analisi e il sereno confronto delle esperienze, nazionali ed internazionali, le caratteristiche di qualità e di funzionalità del Sistema di Emergenza Territoriale (Set) 118, riconoscendo il ruolo squisitamente sanitario che gli compete“.
“È ineluttabile che il cittadino/utente – prosegue Balzanelli in un passaggio della lettera – ha diritto di avere la migliore qualità possibile di prestazioni nelle situazioni critiche in cui è a rischio la sua vita. E il Sistema 118, dal canto suo, ha il dovere di essere sempre, comunque e pienamente all’altezza del suo compito, specialmente nelle occasioni di estrema gravità“.
“In questo senso, nelle patologie tempo-dipendenti del ‘quintetto dell’ora d’oro’ (arresto cardiaco, infarto del miocardio, ictus, trauma maggiore con lesioni craniche, toraciche e addominali, insufficienza respiratoria da edema polmonare, broncospasmo, pneumotorace) è irrinunciabile – ammonisce Balzanelli – effettuare un intervento di soccorso al massimo entro 15 minuti, altrimenti non vi è alcuna possibilità di salvare i soggetti che ne sono compiti. È evidente che, in questi casi, l’intervento, per essere concretamente utile, deve essere effettuato da un equipaggio di soccorso sanitario costituito da medico ed infermiere”.
“L’arrivo, anche precoce, di un’ambulanza di base con soli soccorritori o comunque senza medico – sostiene – non sempre è in grado di consentire a questi pazienti che si trovano in condizioni di elevata criticità clinica di avere salva la vita ma, al contrario, può addirittura allungare i tempi della somministrazione della terapia di emergenza, e pertanto della stabilizzazione, che sarebbe rimandata al loro arrivo al Pronto Soccorso, a cui, nei casi di maggiore gravità, si può rischiare, anche con elevate probabilità, a seconda dei casi, di non giungere vivi”.
“In virtù di ciò – conclude – ribadisco la necessità di dare ai Set 118 italiani la definitiva più adeguata stabilizzazione di organico professionale medico ed infermieristico che, con l’appoggio dei soccorritori laici, garantisce ‘de facto’ l’efficacia del servizio e il più elevato grado di sicurezza per i pazienti”.