Il sesso femminile è più sensibile alla percezione del dolore con percentuali che variano dal 56% al 45,6% delle donne contro il 44% – 32% degli uomini. La differenza è più evidente al di sotto dei diciotto anni (il 30,4% delle ragazze contro il 19,5% dei ragazzi) e dopo i 65 anni (il 40,1% delle donne contro il 23,7% degli uomini). Per questo è necessario un diverso approccio al dolore e ricerche sempre più sesso-specifiche.
A dirlo è la medicina di genere, al centro della riflessione che Marina Rizzo, neurologa degli Ospedali riuniti di Palermo, ha portato al congresso Sno, in corso a Riccione.
“Sino agli anni ’90 – ha spiegato Rizzo – non vi sono in letteratura studi sul dolore nella donna, probabilmente per le difficoltà legate alle variabili del sesso femminile: i cambiamenti ormonali nell’età riproduttiva, la gravidanza e la menopausa; inoltre, nelle pubblicazioni scientifiche il sesso non veniva riportato”.
Invece le differenze tra i generi sono molte e molti sono i fattori che condizionano la diversa percezione tra maschi e femmine, in particolare per il dolore “forte”: influenze socioculturali, cognitive, psicologiche e vissuti personali che risentono degli stereotipi.
“Al bambino – ha spiegato la neurologa – si insegna sin da piccolo ad essere ‘uomo’ portandolo a sviluppare un’identità di genere che include anche modelli di imitazione (di come affrontare il dolore) che influenzano la percezione degli stimoli dolorosi e le risposte al dolore. Si è visto che la soglia del dolore di soggetti esposti a modelli di tolleranza al dolore aumenta di tre volte”.
Nella differenza di percezione tra uomini e donne non si può non tener conto dell’influenza degli ormoni sessuali. “Da studi clinici – ha aggiunto Rizzo – sembra che il testosterone abbia un’azione protettiva sul dolore. Si è vista l’associazione tra la diminuzione della concentrazione di androgeni e dolore cronico mentre l’utilizzo di ormoni estrogeni aumenta la percezione del dolore. Sono note poi le variazioni della sintomatologia dolorosa durante il ciclo mestruale”.