Sempre più commercio equo: nel 2017 i consumatori italiani hanno speso 130 milioni di euro nel nostro Paese per prodotti certificati Fairtrade. E’ quanto emerge dal Rapporto annuale di attività presentato oggi a Milano insieme a una ricerca Nielsen sui consumi etici.
Il Marchio internazionale di Certificazione, presente su più di 750 prodotti in oltre 5.000 punti vendita del Paese, assicura ai consumatori che gli agricoltori dei Paesi in via di sviluppo ricevano migliori condizioni commerciali e di lavoro. Fairtrade prevede il pagamento del Premio Fairtrade alle organizzazioni di Asia, Africa e America Latina all’origine delle filiere, ovvero un margine di guadagno aggiuntivo per avviare progetti sanitari, di emancipazione sociale o di miglioramento della produzione. Inoltre, per la maggior parte delle materie prime, è previsto il pagamento di un Prezzo Minimo Fairtrade, tale da coprire i costi medi per una produzione sostenibile.
Tra i prodotti che segnalano la crescita più significativa le banane, che raggiungono volumi di vendita pari a 13.600 tonnellate (+11%), il caffè con 810 tonnellate di caffè verde (+10%), cacao con 1.600 tonnellate di fave di cacao (+100%) e zucchero con 3.300 tonnellate (+10%).
Vendite che hanno generato, sotto forma di Premio Fairtrade, un ritorno economico alle comunità di Asia, Africa e America Latina di circa 703.000 euro per le banane, 309.000 euro per il cacao, 334.00 per il caffè e 221.00 per lo zucchero.
Gli italiani che hanno acquistato prodotti Fairtrade hanno sostenuto la crescita e lo sviluppo delle comunità per una cifra pari a 1 milione e 640mila euro, se si fa riferimento nel complesso a tutte le principali categorie merceologiche.
In una ricerca condotta da Nielsen sempre più italiani dichiarano di acquistare prodotti etici nei negozi alimentari generici, ovvero supermercati, ipermercati e discount (si tratta di oltre la metà del campione, 51%, a fronte del 36% registrato nel 2014).
Inoltre, rispetto a quattro anni fa i consumatori affermano una maggiore preferenza per i prodotti del commercio equo e solidale (si passa dal 23% del 2014 al 29% di quest’anno). Per quello che riguarda Fairtrade, la fonte principale di conoscenza del marchio restano i prodotti, seguiti da Internet. Cresce la conoscenza tra i giovani (fascia d’età 25-34), e nel Nord-est del Paese, seguito da Nord-ovest, Centro e Sud.
Tra le novità che si prospettano per l’anno in corso, l’introduzione, a livello internazionale, dei ‘Marchi di Ingrediente Fairtrade’. Le aziende partner del circuito, a fronte di un impegno di acquisto di materie prime certificate Fairtrade da utilizzare in prodotti multingrediente, potranno avvalersi dell’utilizzo di marchi specifici per la tipologia di materia prima acquistata. Il modello è entrato in vigore per tutte le categorie di prodotto tranne caffè e banane.
“La crescita che continuiamo a riscontrare sia nelle vendite dei prodotti che nella riconoscibilità del marchio ci indicano che i cittadini sono i nostri migliori alleati per creare un giusto impatto e cambiamento verso la sostenibilità“, ha dichiarato Paolo Pastore, direttore operativo di Fairtrade Italia.
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