Dalla gonorrea all’epatite A, dal papilloma alla sifilide, senza contare ovviamente l’Aids. Sono in preoccupante aumento le malattie sessualmente trasmissibili: si parlera’ anche di questo durante la decima edizione di ICAR (Italian Conference on AIDS and Antiviral Research): l’evento si e’ aperto oggi a Roma e proseguira’ sino a giovedi’ 24 maggio.
Il congresso, presieduto dai professori Massimo Andreoni, Andrea Antinori e Carlo Federico Perno, conta oltre ottocento specialisti tra ricercatori, medici, specialisti di vari settori coinvolti nell’assistenza e cura dell’infezione da HIV, volontari delle associazioni impegnate nella lotta contro l’AIDS. Il 2017 e’ stato caratterizzato da un’ampia epidemia di epatite A che ha colpito gran parte dell’Europa e che in Italia ha raggiunto le proporzioni maggiori con un’incidenza pari a 6,9 casi per 100.000 abitanti: nel 2017 sono stati segnalati 3426 casi di epatite A. Le regioni che hanno segnalato piu’ casi sono state Lombardia (778) e Lazio (562).
La maggior parte dei casi ha riguardato maschi adulti tra i 25 e i 54 anni, in particolare esposti a rapporti con persone dello stesso sesso (MSM, circa il 62%). Quindi questi dati hanno indotto a considerare l’epatite A come una vera malattia a trasmissione sessuale.
“Oltre alla trasmissione tra MSM, maschi che fanno sesso con maschi, il contagio puo’ avvenire tramite il consumo di molluschi crudi o poco cotti contaminati dal virus – spiega il Prof. Claudio M. Mastroianni, Direttore UOC Malattie Infettive, Latina – Sapienza Universita’ di Roma, Polo Pontino – e meno frequentemente attraverso il consumo di acqua non controllata o a seguito di viaggio in aree endemiche. Recentemente e’ stata segnalato anche un cluster epidemico in USA relativa al consumo di melograno.
La diffusione di una adeguata campagna di informazione sulle misure precauzionali soprattutto nella popolazione giovane adulta e’ fondamentale per contrastare la diffusione dell’infezione da HAV ed evitare la ripresa dell’epidemia; in tal senso la vaccinazione rappresenta lo strumento piu’ efficace che va raccomandato in popolazioni target ad alto rischio sulla base di indicazioni comportamentali”.
Tra le altre malattie sessualmente trasmissibili, oltre ad HIV e sifilide, desta un certo allarme la gonorrea che rappresenta la seconda piu’ comune malattia a trasmissione sessuale batterica in Europa (oltre 75.000 casi confermati nel 2016). L’allarme e’ dovuto per la diffusione di ceppi di gonococco resistenti agli antibiotici.
Negli ultimi decenni, il gonococco ha sviluppato resistenza a diverse classi antimicrobiche come sulfonamidi, penicilline, tetracicline, macrolidi, fluorochinoloni e, piu’ recentemente, cefalosporine di terza generazione. A febbraio e marzo del 2018 sono stati riportati nel Regno Unito e in Australia i primi tre casi di infezione da Neisseria gonorrhoeae ampiamente resistente a tutti i farmaci (XDR).
Questi primi casi evidenziano la crescente minaccia rappresentata dalla gonorrea multi-resistente (MDR) e largamente resistente ai farmaci (XDR); la diffusione di tale malattia sessualmente trasmissibile desta notevole preoccupazione per le pochissime alternative terapeutiche, mancanza di un vaccino e scarsa capacita’ di sorveglianza a livello nazionale e internazionale.
“Tra le infezioni a trasmissione sessuale prevenibili con il vaccino – conclude il Prof. Mastroianni – va considerata l’infezione da papilloma virus (HPV), agente responsabile del cancro della cervice uterina, della vulva, della vagina di tumori dell’ano, del pene e del cavo orale. La campagna di vaccinazione contro l’HPV e’ indirizzata agli adolescenti di entrambi i sessi, preferibilmente intorno agli 11 e i 12 anni di eta’. In Italia la media nazionale di adesione alla vaccinazione anti-HPV e’ pari a circa il 70%.
L’efficacia e la sicurezza del vaccino anti-HPV e’ stata recentemente confermata da una revisione della Cochrane che ha analizzato 26 studi 26 studi riguardanti un totale dei 73.428 ragazze adolescenti e donne. In Australia dopo una estesa campagna di vaccinazione nel decennio, tra il 2005 e il 2015, il tasso di HPV tra le donne di 18-24 anni e’ passato dal 22,7% all’1,1%. Tali risultati lasciano prevedere che nei prossimi 40 anno il cancro della cervice uterina non sara’ piu’ un problema di Salute pubblica in Australia”.