La realizzazione di una piattaforma informatica finalizzata all’accesso a nuove terapie in fase di sperimentazione clinica. E’ l’obiettivo dell’Istituto oncologico universitario nato all’Università Sapienza di Roma. Sarà il rettore Eugenio Gaudio a presentare il progetto in apertura del convegno ‘Sapienza Meets MD Anderson Cancer Center’, una due giorni (giovedì 17 e venerdì 18 maggio) organizzata insieme al centro di Houston (Texas), punto di riferimento mondiale nella lotta contro il cancro e all’avanguardia nell’utilizzo dei ‘big data’ in campo medico-sanitario.
“Abbiamo a disposizione moltissimi dati – spiega Eugenio Gaudio – la sfida che tutti dobbiamo affrontare è analizzarli, inserirli in un contesto e interpretarli per metterli a servizio della Salute della popolazione. Applicare questo concetto ai trial clinici significa da un lato accorciare la filiera che dal microscopio e dal laboratorio arriva al paziente, e contestualmente elaborare terapie che possano combattere tempestivamente le patologie oncologiche”. Così il rettore delinea la strategia che oggi dovrebbe guidare l’attività medica, offrendo un orizzonte sostenibile ed efficace in termini sanitari e in quelli della ricerca farmaceutica.
“Questo progetto potrà offrire la migliore possibilità di cura a tutti coloro che si rivolgono alle strutture universitarie diffuse sul territorio, in primis Umberto I e Sant’Andrea, ma anche il Polo di Latina – spiega Sebastiano Filetti, preside della Facoltà di Medicina e odontoiatria – consentendo di indirizzare i pazienti verso la terapia più appropriata, ma soprattutto di proporre loro un percorso organizzato di sperimentazione clinica a livello nazionale, ponderato a misura di ognuno”.
La piattaforma informatica consiste in una rete dotata di una interfaccia semplice a uso del personale medico, che aggreghi i dati in modo standard e restituisca in tempo reale report, analisi e grafici. L’obiettivo è presentare in modo omogeneo i dati medico-sanitari, che saranno messi a frutto grazie alla creazione di una nuova struttura di riferimento, l’Istituto Oncologico della Sapienza. L’Istituto – che comincia la sua attività questo mese – sarà collettore delle informazioni e favorirà l’accesso dei pazienti alla sperimentazione dei farmaci che abbiano superato la fase pre-clinica.
“Vogliamo che l’umanizzazione delle cure non sia solo uno slogan – sottolinea Paolo Marchetti, tra i promotori del progetto – e crediamo che in questo senso sia importante fornire indicazioni circostanziate su quale centro oncologico in Italia possa offrire le terapie più adatte a ciascuno, e anche concordare appuntamenti e visite mirate”.
La struttura si propone come centro privilegiato per le sperimentazioni cliniche di fase 1 di terapie assolutamente innovative per il trattamento di pazienti con neoplasie ematiche e solide. Già in occasione dell’incontro, il 18 maggio verrà presentata la ‘Car T-cell therapy’, una strategia messa a punto negli Stati Uniti e in via di sperimentazione in Europa, che sbarca ora alla Sapienza.
“Prevediamo di poter iniziare a trattare i primi pazienti entro la fine dell’anno – commenta Robin Foà, direttore dell’Ematologia della Sapienza – Si possono ottenere risultati estremamente importanti attraverso l’infusione di cellule immunitarie Car-T ingegnerizzate e più in generale grazie a trattamenti mechanism-driven e personalizzati. Questo ulteriore sviluppo andrà a incrementare i protocolli di immunoterapia già attivi per pazienti con neoplasie ematologiche”.
Secondo la Sapienza, il potenziale di successo di questo progetto risiede anche nelle solide collaborazioni con centri strategici di innovazione scientifica e terapeutica in campo oncologico, Ifo sul piano nazionale e l’MD Anderson Cancer Center, importante realtà a livello mondiale impegnata nella cura del cancro.
“In quest’ottica, a margine delle attività congressuali, il vicepresidente del Centro texano, Michael Kupferman e il rettore Eugenio Gaudio sigleranno un protocollo che rende operative attività di didattica, ricerca e trasferimento tecnologico – conclude la Sapienza – La creazione di network di eccellenza consente di avere modelli predittivi e ottimizzare le sperimentazioni, circoscrivendo la problematica degli alti costi associati spesso alla medicina personalizzata, superati grazie appropriatezza dell’uso dei farmaci che consente il governo della spesa sanitaria”.