Due gruppi del Consiglio Nazionale delle Ricerche continuano a “gettare” zattere virtuali per cercare di restringere il campo delle ricerche, nella speranza di ritrovare i due velisti dispersi tra le isole Azzorre e Gibilterra ormai dal 2 maggio, Aldo Revello e Antonio Voinea.
“Utilizzando dei modelli matematici e statistici in pratica buttiamo virtualmente migliaia di zattere e vediamo dove vanno a finire a seconda delle condizioni iniziali”, spiega all’ANSA Sandro Carniel dell’Istituto di Scienze Marine di Venezia (Ismar), che insieme a Carlo Brandini del Laboratorio di Monitoraggio e Modellistica Ambientale di Firenze (Lamma) cerca di individuare la rotta piu’ probabile della zattera gonfiabile di salvataggio, su cui si spera si sia messo in salvo l’equipaggio del Bright.
“Anche piccolissime modifiche nelle condizioni iniziali generano risultati completamente diversi”, aggiunge Carniel. Queste attivita’, in gergo definite di “ricerca e salvataggio” (search and rescue, Sar) sono molto complesse e risultano tanto più efficaci quanto più prontamente vengono attivate.
“La nostra preoccupazione è quella di far capire che si tratta di un’attività molto difficile, – precisa il ricercatore – soprattutto perché l’area d’interesse per le ricerche aumenta sempre piu’ col passare del tempo”. I modelli matematici utilizzati cercano di tenere conto di tutte le variabili rilevanti, come il vento, le correnti, le onde, le caratteristiche dell’imbarcazione, e “risultano tanto più complessi quanto più si avvicinano alla realtà“, dice Carniel.
Purtroppo i modelli per l’Oceano Atlantico non hanno la stessa accuratezza di altri, ad esempio mancano i dati che riguardano le maree e il moto ondoso, “e questo fa aumentare l’incertezza”, conclude il ricercatore del Cnr. La figura mostra la ricostruzione aggiornata alle 15,40 italiane del 9 maggio: l’area verde è quella con la più alta probabilità di ritrovamento. Nuovi dati sul tipo di imbarcazione potrebbero consentire di affinare le simulazioni.