“Paradossalmente in Italia c’è una delle più alte prevalenze in Europa di carenza di vitamina D: questo perché nel nostro Paese non c’è la cultura della prevenzione e, come invece avviene persino in Scandinavia, fin da bambini non si viene spinti a stare all’aria aperta e a esporsi al sole per una corretta produzione di questa sostanza. Tanto che oggi le raccomandazioni sono di ‘cercare i raggi’ per almeno 20 minuti al giorno, a giorni alterni. Altrimenti se il consiglio fosse di esporsi tutto il giorno, nessuno lo farebbe”.
A dirlo Domenico Centofanti, vicepresidente della Società italiana di medicina estetica (Sime). Il consiglio che viene più spesso dato quando si parla di esposizione al sole è quello di proteggersi con adeguati filtri, ma i medici iniziano a chiedersi se l’uso di creme solari possa arrivare a impedire la produzione di vitamina D.
“Tutti – spiega – sono giunti alla conclusione che non è possibile fare un’indagine attendibile su questo tema perché le persone non applicano mai correttamente i prodotti: si dovrebbero spalmare 2 mg di fluido per centimetro quadrato, mentre invece in media se ne utilizza un quarto. Noi ci occuperemo di studiare questo fenomeno”.
Il consiglio rimane quello dei 20-30 minuti di esposizione al sole a giorni alterni, “tenendo sempre in considerazione che la pelle delle mani o del viso contribuisce molto poco alla produzione di vitamina D, mentre invece quella del tronco è più ‘efficiente’. E occorre sempre ricordare che la vitamina D andrebbe dosata regolarmente per captare subito possibili carenze, perché farlo quando la massa ossea è già in calo, oltre i 35 anni, è qualcosa di molto meno efficace”.
Per assumere questa vitamina tramite la dieta quotidiana, occorre introdurre i cibi che ne contengono maggiori quantità. Ecco alcuni tra i più importanti:
- Olio di fegato di merluzzo: è il più ricco, in quanto ne contiene circa 210 µg per 100g;
- Sardine: una piccola scatola potrà colmare fino al 70% del fabbisogno giornaliero;
- Funghi Shiitake: nella versione secca contengono grandi quantità di vitamina D in quanto, per prosperare, assorbono grandi quantità di luce del sole;
- Uova: soprattutto il tuorlo rappresenta un’ottima fonte di vitamina D, fornendo fino al 10% del fabbisogno quotidiano;
- Tonno: bastano 90 grammi di tonno al giorno per garantire circa il 50% del fabbisogno giornaliero di tale vitamina;
- Sgombro: oltre a tutti i minerali che contiene (magnesio, fosforo, potassio, sodio, ecc.), lo sgombro è anche un’ottima fonte di vitamina D.
La carenza di tale vitamina è molto pericolosa, in quanto “numerosi studi del professor Holick – illustra Sergio Gigliotti – hanno evidenziato che la carenza di vitamina D èassociata ad altre malattie quali il diabete di tipo 2, la sclerosi multipla e la demenza senile. Pertanto il mantenimento di un livello ottimale di questa vitamina nel sangue, attraverso l’esposizione solare in orari ben precisi e la costante supplementazione alimentare, è un obiettivo terapeutico che lo specialista territoriale deve porsi sempre, indipendentemente dall’età dei pazienti afferenti al suo ambulatorio”.