Su Saturno, grazie alla sua velocità di rotazione, è possibile sperimentare aurore anche in pieno giorno. Questo il risultato di un articolo pubblicato di recente sulla rivista Nature Astronomy, in cui un team internazionale di scienziati ha evidenziato gli effetti del campo magnetico sull’atmosfera del pianeta, descrivendo i fattori che portano alla creazione di aurore su Saturno. Sulla Terra il fenomeno delle aurore è legato all’attività magnetica del Sole, che a sua volta innesca flussi di materia dalla nostra stella fino a noi. Quando il campo magnetico del Sole si assesta – si dice che le linee di campo si riconnettono tra loro – una porzione di plasma solare viene scagliata nello spazio e può colpire la Terra. Lo stesso vale per gli altri pianeti del Sistema Solare dotati di atmosfera, tra cui, appunto, Saturno.
Per questo studio – spiega l’Agenzia Spaziale Italiana – i ricercatori hanno utilizzato i dati raccolti dalla sonda Cassini, che è stata in orbita attorno a Saturno dal luglio 2004 fino a settembre dello scorso anno, quando si è tuffata nell’atmosfera del pianeta. Il team stava cercando informazioni circa le riconnessioni magnetiche sul pianeta, poiché alcuni lavori precedenti avevano mostrato che queste sembravano verificarsi lungo il lato illuminato della magnetopausa, ovvero il luogo in cui il campo magnetico del pianeta incontra il vento solare. C’erano inoltre prove che tali riconnessioni avessero luogo sul lato notturno del magnetodisco, un anello di plasma che si trova all’altezza dell’equatore, formato da acqua e altri materiali emessi dalle lune di Saturno. Tuttavia, una serie di ricerche precedenti avevano suggerito che non dovessero esserci segni di riconnessioni sul lato diurno del pianeta, ma i ricercatori ne hanno trovato prove ugualmente. Gli scienziati ritengono che questo comportamento imprevisto sia dovuto all’elevata velocità di rotazione di Saturno, su cui un giorno dura appena 10 ore terrestri, nonostante il raggio del pianeta gassoso sia quasi dieci volte il nostro. Quello che ipotizzano gli studiosi è che la rotazione molto veloce comprima il magnetodisco rendendolo abbastanza sottile da consentire la riconnessione magnetica. In aggiunta, affermano i ricercatori nel loro articolo, le riconnessioni misurate potrebbero essere abbastanza forti da creare aurore.
Secondo gli scienziati, questi risultati indicano che potrebbero verificarsi aurore simili anche su altri pianeti, aurore che fino ad ora sono state trascurate perché non è stata presa in considerazione la velocità di rotazione del pianeta. Un meccanismo simile a quello descritto, ad esempio, potrebbe verificarsi su Giove, e potrebbe essere alla base di alcuni impulsi improvvisi osservati sulla sua atmosfera che per ora non avevano alcuna spiegazione.
La missione Cassini è un progetto nato dalla collaborazione tra la NASA, l’ESA (l’Agenzia spaziale europea) e l’Agenzia spaziale italiana (ASI).
L’ASI è uno dei partner della missione Cassini: in base ad un accordo di collaborazione con la NASA ha sviluppato per la Cassini l’antenna ad alto guadagno con incorporata un’antenna a basso guadagno, lo spettrometro VIMS, il sottosistema di radioscienza (RSIS) e il Radar. L’ASI ha inoltre sviluppato, per la sonda Huygens, lo strumento HASI che ha misurato le proprietà fisiche dell’atmosfera e della superficie di Titano.