Dopo la violentissima eruzione del vulcano de Fuego del 3 giugno scorso, la Conred (Agenzia Nazionale per la Riduzione dei disastri) ha aggiornato le cifre ufficiali della catastrofe. Oltre 1,7 milioni di persone sono state influenzate dall’eruzione: di queste 110 sono vittime accertate, 197 dispersi, 57 feriti e 7.393 le persone che richiedono assistenza medica. Il totale delle persone evacuate è di 12.507: oltre 4.000 sono state spostate negli alberghi.
La Conred avverte i residenti che non è sicuro tornare sui luoghi devastanti dall’eruzione: le condizioni sono ancora proibitive. Del resto, questo è uno dei motivi che ha portato alla sospensione delle operazioni di ricerca.
A 5 giorni dall’eruzione del vulcano de Fuego, la temperatura del materiale vulcanico è compresa tra i 100 e i 700°C, che determina il rischio principale per chiunque si avventuri nelle zone disastrate. Le squadre di soccorso sono preparate per operazioni di questo tipo in condizioni estreme, ma i residenti no. Per questo, accedere a quei luoghi da punti che non sono sorvegliati dalle autorità, espone le persone a grandi pericoli, fanno sapere dalla Conred.
Ecco le motivazioni spiegate dall’Agenzia. Il terreno è molto instabile e la discesa di Lahar (mix di acqua, materiale vulcanico, tronchi di alberi ed enormi rocce) è costante. La temperatura dei detriti è altissima: a 20 cm di profondità ci sono già 100°C, che diventano 700°C ad oltre un metro. In queste condizioni, per recuperare i resti di una persona senza vita, si rischia di perdere la propria.
Le autorità stesse riportano difficoltà nei lavori di rimozione dei detriti e pulizia delle strade: “Abbiamo a che fare con luoghi dove nelle strade i detriti raggiungono i 10 metri di altezza con temperature di 45°C in superficie e già a mezzo metro di profondità troviamo temperature di 300°C”.
Tra i mezzi impiegati in queste difficili operazioni, 6 camion autoribaltabili, 7 ruspe e un camion cisterna.