Con l’arrivo della stagione estiva ritorna il rischio incendi per il patrimonio boschivo italiano. Il 2017 è stato un anno orribile per le foreste italiane, con oltre 140.000 di ettari in fumo, quasi tre volte quelli del 2016, mentre la Protezione Civile stima che negli ultimi 30 anni sia andato perso, in termini di biomassa, il 12% del patrimonio forestale del nostro Paese.
“I fondi per la prevenzione in Italia sono stati sostanzialmente azzerati, eppure la prevenzione è l’unica via possibile per combattere gli incendi e ridurre la pericolosità di eventi catastrofici come frane, incendi e alluvioni”, spiega Maria Cristina D’Orlando, Presidente del PEFC Italia. In quanto garante della gestione sostenibile delle foreste, il PEFC (Programme for Endorsement of Forest Certification schemes) è da sempre impegnato affinché il patrimonio forestale italiano venga protetto dalla fiamme e il modo migliore per farlo è gestirlo correttamente. “È fondamentale lavorare non soltanto nel momento dell’emergenza, ma anche e soprattutto sulla prevenzione, sia da parte dei singoli, che delle amministrazioni”.
Tra le azioni possibili il PEFC Italia ne indica 5:
- I boschi e le foreste devono essere gestiti e non lasciati a loro stessi: l’abbandono colturale è il problema del settore forestale italiano. Il taglio degli alberi dei boschi non è un evento negativo: se fatto in modo corretto infatti contribuisce ad alimentare la crescita degli alberi più giovani a scapito di quelli malati e secchi (e quindi più a rischio incendio). In questo senso, la certificazione forestale obbliga ad un monitoraggio costante delle risorse forestali ed è quindi il migliore strumento di prevenzione.
- La pulizia del sottobosco – e la sua rimozione – aiuta a controllare il problema degli incendi. Un territorio curato costituisce infatti un ostacolo al propagarsi delle fiamme: la mancata manutenzione del sottosuolo non permette ad esempio all’acqua piovana o a torrenti ostruiti di essere assorbiti dal terreno. Allo stesso modo devono essere curati i prati e tutte le aree verdi all’interno delle aree urbanizzate, la cui erba alta deve essere rimossa con regolarità.
- I rifiuti abbandonati al limitare delle aree boschive o all’interno delle stesse possono essere veicolo di incendio: per questo andrebbero smaltiti in maniera corretta. Rifiuti abbandonati costituiscono per altro un rischio molto elevato per la salute qualora dovessero prendere fuoco.
- La creazione di punti d’acqua e la presenza di una viabilità forestale sono necessari per intervenire prontamente in caso di incendio. A questo si aggiunge la costruzione di infrastrutture come punti di atterraggio per elicotteri. Il sostegno, la formazione e il mantenimento dei vigili del fuoco volontari sono una buona pratica da estendere a tutto il paese.
- L’avvio di campagne di sensibilizzazione nei confronti dei cittadini è importante per renderli coinvolti e partecipi del fatto che il bosco non soltanto produce ossigeno ed assorbe anidride carbonica, ma ha anche il compito di tutelare l’assetto idrogeologico del territorio. Ricordare ai cittadini quali sono le norme di sicurezza da rispettare quando ci si trova in bosco è importante per prevenire incendi di natura colposa.
“La gestione attiva del patrimonio forestale e il monitoraggio costante e preventivo – continua D’Orlando – aiutano a diminuire il numero di incendi e di interventi da parte dei Canadair che durante il periodo estivo si trovano ad affrontare vere e proprie catastrofi ambientali. L’adozione di protocolli e una gestione attiva delle risorse forestali sono fondamentali non solo per le comunità interne, ma anche per quelle realtà che vivono nelle grandi città dove gli incendi possono essere esponenzialmente più pericolosi in termini di inquinamento e rischio per la sicurezza delle persone”.