La FAO e la Fondazione Rockefeller lanciano un programma per aiutare i paesi africani a dimezzare le perdite alimentari

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Il cibo che in Africa sub-sahariana “scompare” dalla catena alimentare dopo il raccolto perché va a male, potrebbe alimentare circa 48 milioni di persone. Un progetto della FAO, dell’Unione Africana e della Fondazione Rockefeller mira ad aiutare i paesi a ridurre drasticamente queste perdite post-raccolto entro il 2030 attraverso il rafforzamento di politiche e strategie.

Il nostro lavoro con la Rockefeller Foundation e l’Unione Africana per rendere più efficienti le catene di approvvigionamento alimentare, porterà benefici alle condizioni di vita degli agricoltori a livello familiare in Africa e diminuirà la pressione sull’ambiente, contribuendo alla nostra visione di un mondo a Fame Zero“, ha dichiarato il Direttore Generale della FAO, Jose Graziano da Silva.

I governi del mondo si sono impegnati a dimezzare le perdite e gli sprechi alimentari entro il 2030 nel contesto degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile. Con la Dichiarazione di Malabo del 2014 i paesi dell’Unione Africana si sono dati l’obiettivo di dimezzare le perdite post-raccolto entro il 2025.

Molto deve essere ancora fatto, se vogliamo raggiungere l’ambizioso obiettivo di fame zero in soli 12 anni“, ha dichiarato Rafael Flor, Direttore della iniziativa YieldWise della Fondazione Rockefeller, un investimento di 130 milioni di dollari per ridurre le perdite e gli sprechi alimentari. “C’è maggiore consapevolezza oggi tra governi e settore privato sul fatto che ridurre le perdite e gli sprechi alimentari, porterà ad una maggiore sicurezza alimentare. Ora dobbiamo trasformare questa consapevolezza in azione dei decisori politici e dell’ agri-business“, ha affermato.

Salvare il cibo dopo il raccolto

“Il nostro obiettivo è sostenere l’Unione Africana e le sue istituzioni a sviluppare politiche e progettare soluzioni strategiche che affrontino la perdita e lo spreco di cibo a tutti i livelli, dalla politica, al rafforzamento delle capacità, alla ricerca, e alla catena di valore, coinvolgendo gli agricoltori, i produttori e i rivenditori “, ha dichiarato Cephas Taruvinga, Capo Consulente tecnico della FAO per il progetto.

Il progetto, della durata di 18 mesi, è iniziato nel febbraio 2017 e si concentra sulla perdita post-raccolto delle colture di base nei paesi pilota Kenya, Tanzania, Zambia e Zimbabwe, oltre al sostegno politico alla Commissione dell’Unione africana.

La perdita post-raccolto si riferisce a una riduzione della qualità e della quantità di cibo – come cereali, frutta, verdura, carne, pesce e latte – tra dove viene prodotto e il punto vendita prima che possa essere consumato.

In Africa, la grande maggioranza delle perdite di cibo avvengono tra il luogo di produzione e il punto vendita – molto poco è sprecato dai consumatori dopo l’acquisto.

Le stime della FAO indicano che le perdite successive al raccolto possono raggiungere il 20% per i cereali, il 30% per i prodotti lattiero-caseari e il pesce e il 40% per i prodotti ortofrutticoli. Gran parte di queste perdite si verificano a causa della mancanza di tecnologia, della conoscenza limitata nelle catene di approvvigionamento, dell’accesso limitato ai mercati, di infrastrutture carenti e di finanziamenti inadeguati.

Dimezzare tali perdite in tutta l’Africa richiede un approccio olistico e sistemico, ed è per questo che il progetto promuove il rafforzamento dei collegamenti nella catena di valore alimentare con mercati, infrastrutture migliori, soluzioni tecniche appropriate e sostegno ai governi per fornire politiche e investimenti.

“Quello che vogliamo fare è guardare non solo agli interventi tecnici, ma anche a come costruire capacità all’interno dei sistemi esistenti. Ed è per questo che la collaborazione con la FAO e l’Unione africana è molto importante”, ha affermato Flor.

Partnership per soluzioni strategiche
Le politiche e le soluzioni strategiche vengono sviluppate e implementate nell’Unione africana e nei paesi pilota. Sono state condotte valutazioni sull’estensione delle perdite successive al raccolto per le colture prioritarie di ciascun paese, comprese le catene di approvvigionamento di mais, latte e pomodoro, e sono stati formati gruppi di lavoro tecnici per sviluppare strategie nazionali e coordinare le attività post-raccolto in Tanzania, Zambia e Zimbabwe.

Attraverso il progetto, oltre 100 parti interessate e personale tecnico sono stati formati nella gestione post-raccolto e, in Tanzania, la metodologia di analisi delle perdite alimentari della FAO è stata incorporata nei programmi di formazione. È stato inoltre sviluppato un quadro di monitoraggio e di valutazione per tracciare i progressi verso il conseguimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile e di quelli di Malabo.

Vengono inoltre sperimentate soluzioni semplici e pratiche, come l’impiego di sacchetti ermeticamente sigillati che possono conservare i cereali più a lungo e di cassette riutilizzabili per trasportare frutta e verdura fresca per ridurre i danni durante il trasporto. Le soluzioni e le pratiche di successo che emergeranno dal progetto verranno replicate in tutta l’Africa.

La FAO e la Rockefeller Foundation hanno firmato un accordo di partnership nel 2016 per sostenere la sicurezza alimentare e lo sviluppo dei piccoli produttori nell’Africa sub-sahariana attraverso la condivisione delle conoscenze e lo sviluppo di capacità in termini di perdita e riduzione degli sprechi, nel creare valore aggiunto attraverso la lavorazione dei prodotti  e migliori legami con i mercati. Queste attività stanno anche contribuendo ai programmi in corso contro le perdite post-raccolto nell’ambito della Food Loss Initiative della Fondazione Rockefeller e dell’Iniziativa Globale della FAO sulle perdite e gli sprechi alimentari.

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