Il 10 giugno 2018 le imbarcazioni Ojalà II e Margaret si sono aggiudicate la vittoria rispettivamente nelle categorie Yachts Classici e Yachts d’Epoca in occasione della prima edizione di “Le Vele d’Epoca nel Golfo”, evento organizzato dall’AIVE e sponsorizzato per la prima volta dalla manifattura dell’alta orologeria francese Michel Herbelin – Chronos Diffusion. La flotta era composta da imbarcazioni costruite tra i primi del Novecento e gli anni Ottanta. Il raggruppamento Storiche ha partecipato a una veleggiata svolta in parallelo alla regata. Due le regate disputate. Grande successo per la visita guidata ai restauri in corso del cantiere Valdettaro e al Faro dell’Isola del Tino.
I VINCITORI DI “LE VELE D’EPOCA NEL GOLFO 2018”
Margaret tra gli Yachts d’Epoca e Ojalà II tra gli Yachts Classici. Sono queste le barche a vela che il 10 giugno alle Grazie, nel Golfo della Spezia, si sono aggiudicate la vittoria nella propria categoria in occasione della prima edizione di “Le Vele d’Epoca nel Golfo”, regate dedicate alle imbarcazioni d’epoca e classiche organizzate dall’AIVE, Associazione Italiana Vele d’Epoca, in sinergia con il Circolo Velico della Spezia, il supporto dell’Associazione Vele Storiche Viareggio e la sponsorizzazione del brand Michel Herbelin – Chronos Diffusion, prestigiosa manifattura dell’alta orologeria francese. Margaret è un 8 Metri S.I. (Stazza Internazionale) lungo oltre 14 metri, varato in Norvegia nel 1925 su progetto di Johan Anker. Ojalà II, che ha preceduto in classifica i Sangermani Alcyone del 1952 e Chaplin del 1974 della Marina Militare, è uno sloop bermudiano costruito in alluminio nel 1973 dal cantiere olandese Royal Huisman su piani di Sparkman & Stephens. Alle Grazie è stato condotto in regata da Davide Besana e dal velaio delle barche d’epoca Guido Cavalazzi. Entrambe si sono aggiudicate un cronografo della collezione Newport Sport Chic messo in palio dallo sponsor Michel Herbelin – Chronos Diffusion. Alcor del 1964, un modello Cap Nord del cantiere francese Jean Boudignion, si è imposta su Melisande del 1928 e sul ketch Half Moon del 1982 nel corso della veleggiata svoltasi in parallelo alla regata. Half Moon, in evidenza nella prima delle due veleggiate, non ha purtroppo potuto partecipare alla seconda. Le prove delle regate si sono svolte lungo percorsi a triangolo di circa 8 miglia, con venti di intensità variabile tra 6 e 10 nodi provenienti dai quadranti occidentali. Le premesse ci sono tutte affinché l’appuntamento si ripeta ogni anno. Il Golfo dei Poeti riparato dai venti consente infatti di organizzare belle regate con ogni tempo e il borgo ligure delle Grazie è stato più volte paragonato a una baia caraibica.
ALLA SCOPERTA DEI RESTAURI DI BARCHE D’EPOCA
Nella giornata di sabato 9 giugno, al termine della prima regata, gli equipaggi si sono ritrovati in banchina per un aperitivo, seguito da una visita guidata ai restauri delle vele d’epoca affidati al Cantiere Valdettaro. Qui è stato possibile ammirare il refitting di Vera Mary, la goletta aurica lunga 22 metri varata nel 1932 presso il cantiere inglese Berthon Boat Company di Lymington su progetto di J.M. Soper. Nel 1935 Vera Mary fu acquistata da Re Giorgio V d’Inghilterra per donarla all’amico Sir Philip Hunloke, suo istruttore di vela nonché skipper dello yacht reale Britannia e Commodoro del Royal Yacht Squadron. Dopo un aperitivo in banchina, alle 21.30 si è svolta “Sentinelle dell’infinito”, mostra e video sul faro dell’isola del Tino a cura del Cantiere della Memoria e “Rimirandoci nel Golfo”, proiezione delle foto di Tiziana Pieri e Roberto Celi della prima giornata di regate.
LA VISITA AL FARO DELL’ISOLA DEL TINO
Domenica 10 giugno, prima della seconda regata, gli yachts hanno sostato alla fonda davanti all’Isola del Tino, custodita dalla Marina Militare. Qui gli equipaggi sono stati trasferiti sull’isola per un’esclusiva visita al Museo e al Faro di S. Venerio (patrono dei faristi), posto a 117 metri sul livello del mare e tuttora attivo. L’isola, estesa su una superficie di circa 13 ettari, è patrimonio dell’umanità dell’UNESCO. Il suo fascio di luce si estende fino a 22 miglia. Una galleria all’interno dell’isola è stata anche impiegata in passato per girare alcune scene del film “I cannoni di Navarone”. In segno di ringraziamento il presidente AIVE Pier Maria Giusteschi Conti, il Segretario Generale Roberta Talamoni e il Commodoro Giorgio Balestrero hanno consegnato in dono al Capitano di Fregata Stefano Gigli, comandante di Marifari, un fanale di testa d’albero su basamento in legno. Oggi è possibile visitare l’Isola del Tino una volta al mese grazie anche ai volontari dell’Associazione Culturale Il Mondo dei Fari. Nel frattempo, presso il Cantiere della Memoria fondato da Corrado Ricci, continua per tutta l’estate la mostra sulla storia del faro del Tino.