di Alessandro Martelli* – La prima attività della Commissione «Sismica – glis» dell’ANTEL è stata l’organizzazione del seminario «La ricostruzione nel Centro Italia. Problematiche, metodi, tecnologie», tenutosi a Roma lo scorso 18 maggio. Il 29 giugno, in occasione della prossima riunione dei soci della commissione, si deciderà in merito ad una nuova manifestazione, che dovrebbe tenersi a Firenze e riguardare la protezione sismica del patrimonio culturale. Nel frattempo, anche a nome della commissione, il 6 ed il 13 giugno ho tenuto un ciclo di seminari sull’isolamento sismico e la dissipazione di energia all’Università degli Studi di Udine1. Inoltre, sono stato invitato a tenere una relazione ad un corso sull’isolamento sismico e la dissipazione di energia che si svolgerà all’Ordine degli Ingegneri della Provincia di Napoli dal 21 settembre al 6 ottobre2, nonché ad un convegno sulla sicurezza sismica delle scuole, organizzato Comitato Nazionale Sicurezza Scolastica, che dovrebbe tenersi ad Ascoli Piceno a fine settembre – inizio ottobre.
Nel seguito, dopo alcune brevi note sul seminario di Roma del 18 maggio, sono riportate considerazioni sul rischio sismico e la prevenzione, tema da me trattato nella prima parte del mio intervento al seminario suddetto (per le altre parti si vedano, ad esempio, alcuni dei miei numerosi articoli di 21mo Secolo – Scienza e Tecnologia3, nonché quello recentemente pubblicato nella rivista Geologia dell’Ambiente della Società Italiana di Geologia Ambientale – SIGEA4).
Le considerazioni oggetto di questo articolo sono tratte dal Cap. 2 (da me scritto) del libro «Moderne tecnologie di protezione dal terremoto per edifici e impianti di nuova costruzione o esistenti e patrimonio culturale – Normativa, sperimentazione, progettazione, realizzazione, collaudo e monitoraggio sismico», pubblicato, a mia cura, da Dario Flaccovio Editore in aprile 20175. Tale libro costituisce gli atti aggiornati del seminario annuale del 2016 dell’associazione GLIS, tenutosi a Bologna il 16 settembre di quell’anno6.
- IL SEMINARIO DI ROMA DEL 18 MAGGIO
Il Seminario tecnico «La ricostruzione nel Centro Italia. Problematiche, metodi, tecnologie», tenutosi nella sede dell’Ordine degli Ingegneri della Provincia di Roma lo scorso 18 maggio, è stato organizzato dalla Commissione «Sismica – glis» dell’ANTEL, anche come Sezione Territoriale Italiana dell’ASSISi, in collaborazione con l’ordine suddetto (che ha attribuito 4 crediti formativi professionali agli ingegneri partecipanti). Esso si è svolto il giorno prima di quello della riunione del Consiglio Direttivo dell’ANTEL, nel corso della quale ho brevemente relazionato sull’andamento dei lavori del seminario, riscuotendo il plauso dei partecipanti.
Il seminario ha trattato dei metodi, delle tecnologie e delle problematiche emerse nell’ambito della ricostruzione delle aree del Centro Italia che erano state colpite dai terremoti del 2016-2017, con riferimento sia agli aspetti sismologici che a quelli ingegneristici, e dell’utilizzo delle più moderne metodologie e tecnologie antisismiche, in grado di garantire la massima sicurezza degli edifici, delle infrastrutture e del patrimonio culturale, monumentale ed artistico.
In base a quanto deciso nella prima riunione della Commissione «Sismica–GLIS» del 23 marzo scorso3 ed a successivi accordi, i lavori sono iniziati alle 14:15, con i saluti dell’Ordine degli Ingegneri della Provincia di Roma e dell’ANTEL. Successivamente si sono susseguite le seguenti relazioni3:
- «Rischio sismico, prevenzione e moderne tecnologie antisismiche», da me tenuta, in rappresentanza della Commissione «Sismica–GLIS» dell’ANTEL, dell’ASSISi e della Commissione Tecnica del Comitato «Terra Nostra – 2016» del Comune di Accumoli (RI);
- «Problematiche sismologiche nel Centro Italia», del Prof. Sergio D’Offizi, membro della Commissione Tecnica del Comitato «Terra Nostra – 2016» del Comune di Accumoli;
- «(L’in)Sicurezza dei beni culturali in zona sismica», del Prof. Antonio Borri dell’Università degli Studi di Perugia;
- «Metodo speditivo di progetto di controventi dissipativi per l’adeguamento sismico di edifici ad uso scolastico di epoca pre-normativa», della Prof.ssa Gloria Terenzi dell’Università degli Studi di Firenze, Coordinatrice della Commissione «Sismica–GLIS» dell’ANTEL e socia dell’ASSISi;
- «Il ruolo della diagnostica strutturale nella ricostruzione nel Centro Italia», dell’Ing. Stefania Arangio, Presidente della Commissione Strutture Tipologiche dell’Ordine degli Ingegneri della Provincia di Roma;
- «Esempi di applicazione dei sistemi antisismici», dell’Ing. Riccardo Vetturini della società Ingenium, membro della Commissione «Sismica–GLIS» dell’ANTEL.
Dopo le relazioni si è tenuta una breve discussione, che sarebbe potuta essere più lunga se non fosse risultato necessario chiudere i lavori alle 19:00.
Il seminario ha avuto notevole successo (la sala dell’Ordine degli Ingegneri della Provincia di Roma era gremita), a dimostrazione del fatto che le attività del GLIS, pure nel nuovo ambito della Commissione dell’ANTEL, rivestono ancora notevole interesse.
- RISCHIO SISMICO E PREVENZIONE
2.1 Note introduttive
Come è noto, l’entità di un terremoto può essere definita utilizzando diverse scale: le più importanti sono attualmente la cosiddetta Scala Mercalli, che misura l’intensità (I) di un sisma in base agli effetti che esso produce sulla superficie terrestre su persone, cose e manufatti (informazioni già da lungo tempo reperibili nelle cronache italiane, molto più che non in altri paesi), e la Scala Richter, che, invece, misura la magnitudo dell’evento, parametro correlato all’energia sismica che il terreno trasmette alle costruzioni e definito in base all’ampiezza delle onde sismiche registrate da sismografi.
La Scala Mercalli, inizialmente di X gradi, così come era stata definita dal sismologo e vulcanologo italiano Giuseppe Mercalli, fu poi estesa, nel 1902, a XII gradi dal fisico, nuovamente italiano, Adolfo Cancani e, infine, completamente ridefinita dal geofisico tedesco August Heinrich Sieberg, cosicchè essa divenne nota come Scala Mercalli-Cancani-Sieberg (MCS), anche se resta ancora denominata, per brevità, Scala Mercalli.
Quanto alla magnitudo, è da ricordare che la Scala Richter non è lineare, bensì logaritmica: un suo incremento di 1 grado, cioè, significa un’accelerazione del terreno 10 volte maggiore ed un’energia sviluppata e trasmessa dal terremoto 32 volte maggiore. Inoltre, accanto alla cosiddetta “magnitudo Richter” (M), sono anche utilizzate la “magnitudo momento” (MW), che si basa sul momento sismico del terremoto (cioè sulla rigidità del terreno moltiplicata per il momento medio di spostamento della faglia e per la dimensione dell’area dislocata) e la “magnitudo superficiale” (MS), che è misurata utilizzando le onde superficiali.
Ovviamente, valori del tutto affidabili della magnitudo sono disponibili solo da quando è risultato possibile misurare il moto sismico del terreno (cioè a partire dal XX secolo); comunque, sono state sviluppate accettabili correlazioni sia tra le Scale Richter e Mercalli, sia fra queste ed valori massimi dell’accelerazione orizzontale massima del sottosuolo rigido (Peak Ground Acceleration o PGA), in base alle quali è ora possibile stimare, con un’approssimazione accettabile, i valori della magnitudo e della PGA, a partire da quelli di intensità, pure per eventi del passato.
Ciò premesso, è da ricordare che, già all’inizio del 2016, in 2.500 anni, l’Italia risultava esser stata interessata da oltre 30.000 terremoti di intensità I ? IV÷V7-9. Fra questi circa 560 erano stati di intensità I ? VIII. Solo nel XX secolo 7 terremoti furono di magnitudo M ? 6,5 (corrispondente ad I = X÷XI).
Il grave problema italiano è, come è ormai assodato, anche da atti parlamentari (ad esempio, nel 2012, dall’«Indagine conoscitiva sullo stato della sicurezza sismica in Italia» della Camera dei Deputati10-12), che il 70÷80% delle costruzioni italiane (edifici, ponti e viadotti ed impianti, questi ultimi, in particolare, a Rischio di Incidente Rilevante o RIR) non è in grado di resistere a terremoti già avvenuti in passato e che, quindi, prima o poi, con tutta probabilità, si verificheranno nuovamente.
Però, le tecnologie (di rinforzo e/o basate sull’uso di sistemi antisismici) per rendere sismicamente sicuro l’edificato suddetto, sia esso di nuova costruzione od esistente, sono disponibili e del tutto qualificate ormai da tempo, anche in Italia (anzi, nel nostro Paese prima di quanto avvenuto in altri, anche ora più evoluti)5: per comprendere l’importanza della prevenzione sismica, effettuabile anche grazie all’uso di tali tecnologie (in particolare, ma non solo, dei sistemi di isolamento sismico e di dissipazione dell’energia), basti ricordare, oltre al risparmio di vite umane con esse ottenibile, che riparare o ricostruire dopo un terremoto costa almeno il triplo rispetto a quanto si sarebbe speso se si fosse intervenuto prima dell’evento1,5,6,13-29.
2.2 Pericolosità, vulnerabilità ed esposizione
È bene ricordare, anzitutto, che ogni rischio, incluso quello sismico (ma non dimentichiamoci di quello idrogeologico, ad esempio), risulta dalla combinazione di almeno tre parametri5:
- la pericolosità, che, per il terremoto, descrive il movimento della superficie del terreno che ci si può attendere in una data zona, definito in funzione della sua “ritenuta certezza” (Maximum Credible Earthquake o MCE) o della probabilità con cui si stima, usualmente con il 10% di errore, che l’evento possa avvenire entro un determinato periodo (da 50 anni in su);
- la vulnerabilità, che, per il terremoto, descrive la capacità delle strutture presenti nella zona considerata di resistere fino al movimento del terreno suddetto;
- l’esposizione, che, per il terremoto, descrive, in senso lato, l’importanza degli effetti del danneggiamento o del collasso delle strutture, causati da tale evento.
Più precisamente, l’esposizione è definita, per ogni struttura, in base ai seguenti parametri:
- il valore dei suoi contenuti, pensando alle scuole ed agli altri edifici che ospitano studenti, agli ospedali ed ai musei, le prime perché ospitano il futuro di ogni comunità, i secondi perché dovrebbero restare pienamente operativi dopo ogni calamità, per curare i feriti, i terzi perché, oltre ad essere essi stessi sovente monumentali, spesso contengono capolavori, statue o dipinti, di inestimabile valore;
- le conseguenze anche del solo danneggiamento della struttura, pensando, oltre che agli ospedali, alle chiese, alle prefetture ed agli altri edifici essenziali per la protezione civile, se essi non restano operativi dopo il terremoto;
- le conseguenze del collasso della struttura (si pensi, ad esempio, al crollo dei ponti, che rende difficoltosi i soccorsi, a quello di dighe e, soprattutto, ai gravissimi disastri, anche ambientali, che possono derivare dal collasso di impianti o componenti non solo nucleari, che in Italia non abbiamo più, ma anche chimici RIR, che, invece, abbiamo, eccome, anche in zone ad elevata pericolosità sismica, come, ad esempio a Priolo-Gargallo ed a Milazzo in Sicilia ).
In base a quanto prima illustrato, risulta chiaro che, nella definizione del rischio sismico, intervengono diverse professionalità: mentre la pericolosità è definita dai sismologi (che appartengono alla categoria dei geologi), la valutazione della vulnerabilità e dell’esposizione sismiche è compito degli ingegneri sismici. Sta agli ingegneri, poi, assicurare l’adeguatezza, dal punto di vista strutturale, dei progetti architettonici elaborati dagli architetti. Il problema è che, sovente, soprattutto sismologi ed ingegneri sismici non si parlano, od interagiscono assai poco5: molti ingegneri non hanno la minima idea delle incertezze che sono associate alle azioni sismiche di progetto loro fornite dai sismologi, così come molti sismologi non sanno bene quali dati esattamente servano agli ingegneri per i loro progetti strutturali (qualche problema di interazione, purtroppo, sussiste poi ancora anche fra ingegneri ed architetti).
2.3 Note sulla pericolosità sismica
Quanto alla pericolosità sismica, gran parte del territorio italiano è stato, è e (con tutta probabilità) nuovamente sarà soggetto a terremoti, anche violenti (si stima fino a M=7,5 nella Calabria Meridionale ed a poco meno nella Sicilia Sudorientale5.
Come ha fatto notare al Seminario di Bologna la Prof.ssa Silvia Castellaro5,6, neppure una regione come la Sardegna è totalmente esente dal rischio terremoto, sebbene essa sia, a tutt’oggi, fra le poche italiane a non essere classificata sismica (neppure in zona 4, quella che corrisponde alle aree considerate meno sismiche in Italia): infatti, ad esempio, un’iscrizione graffita («Ad[ì] 4 Juny terremotus factus est 1616») su una parete della sagrestia del Duomo di Cagliari, costruito dai pisani, ricorda il terremoto significativo (stimato di intensità I=VI÷VII) che colpì tale città il 4 giugno 1616.
Circa altre aree italiane ove sussiste (o, almeno fino a pochi anni fa, sussisteva) una scarsissima percezione del rischio sismico, basti citare l’Emilia: contrariamente a quanto l’opinione pubblica emiliana da tempo “credeva” (dimenticando la storia) e “credette” fino ai due eventi del 20 maggio e del 29 maggio 2012 (con epicentri nel modenese, a Finale Emilia ed a Medolla, e di magnitudo M=5,9 e M=5,8, rispettivamente), avvenuti, quindi, a pochi giorni l’uno dall’altro, anche tale regione non è affatto esente dal rischio sismico, sebbene i terremoti passati risultino, in Emilia, essere stati meno violenti rispetto a quelli che hanno colpito altre aree italiane e quelli “significativi” più rari (però si ricordino non solo i 4 anni di continue scosse sismiche nel ferrarese, dopo il terremoto di MS=5,5 del 16 novembre 1570, ma anche l’evento ancora più violento, con epicentro nel veronese e di magnitudo probabilmente superiore a 6,4, che rase al suolo l’intera Pianura Padana, da Bologna, a Milano, a Belluno, nel 1117, provocando oltre 30.000 morti).
Che i terremoti siano rari in alcune aree italiane non vuol poi dire che in esse si possa restare star tranquilli per lungo tempo, cioè, per tornare all’Emilia, che lo si possa restare per altri 500 anni prima di avere nuovamente un terremoto significativo come i due del 2012 (infatti, soprattutto per gli eventi rari, è assolutamente errato basarsi sul cosiddetto “periodo di ritorno” dei terremoti: di tali eventi ne sono noti troppo pochi per permettere una statistica affidabile).
Tra l’altro, esistono tuttora gravi incertezze sulla pericolosità sismica del territorio italiano (i sismologi continuano a discutere animatamente fra loro su questo argomento, senza esser pervenuti, sino ad ora, ad alcun accordo) e, comunque, è ormai assodato che il metodo probabilistico (Probabilistic Seismic Hazard Assessment o PSHA), così come è utilizzato in Italia (ed anche in altri paesi), in base alla normativa sismica vigente, per la definizione delle azioni sismiche di progetto, ha vistosamente fallito, per difetto, in numerosi recenti violenti terremoti30,31. Per ovviare a tali incertezze, come già si sottolineò nel 2012, nel corso della citata «Indagine conoscitiva sullo stato della sicurezza sismica in Italia»10-12 e, successivamente, fu ribadito in una proposta di legge32 (anche se tuttora rimasta proposta, quindi senza risultati), è indispensabile quantomeno affiancare al PSHA metodi deterministici (come il Neo-Deterministic Seismic Hazard Assessment, o DSHA, sviluppato in diversi paesi e, in Italia, dal team diretto dal socio onorario dell’ASSISi Prof. Giuliano F. Panza dell’Università degli Studi di Trieste e dall’Abdus Salam International Center of Theoretical Physics – ICTP)31,33. L’utilizzazione del DSHA è di particolare importanza nel caso di strutture protette da sistemi di isolamento sismico, perché, contrariamente al PSHA, tale approccio fornisce direttamente non solo i valori dell’accelerazione del terreno, in particolare quello della PGA, ma anche quelli della velocità e dello spostamento ed è quest’ultimo il parametro da usare per la progettazione di un sistema di isolamento sismico (utilizzando il PSHA, invece, i valori dello spostamento del terreno devono essere calcolati da quelli dell’accelerazione, mediante una doppia integrazione, il che comporta, inevitabilmente, l’introduzione di errori)30,31,33.
In generale, data anche la già citata (ed ampiamente assodata) elevata vulnerabilità sismica dell’edificato italiano10-12, la corretta definizione delle azioni sismiche di progetto assume particolare importanza. Essa deve anzitutto tenere in debito conto le amplificazioni locali (che dipendono dal tipo di terreno sul quale sono fondate le costruzioni, presente al di sopra del sottosuolo rigido, al quale le mappe sismiche si riferiscono), perché tali amplificazioni (soprattutto nel caso di terreni molto soffici) possono accrescere di molto i movimenti ai quali le costruzioni sono soggette. Occorre poi considerare la tipologia della faglia, cioè se essa è “compressiva”, ovvero (cosa peggiore, perché provoca improvvisi notevoli “crolli” del terreno durante un sisma) ”distensiva”, come quelle la cui rottura ha provocato, almeno nel 2016, lo sciame sismico nell’Italia Centrale34. Inoltre, occorre tener conto dell’estensione della rottura della faglia stessa, nonché della profondità dell’ipocentro (terremoti come quelli che hanno colpito l’Italia Centralenel 2016 sono stati di tipo “superficiale”, i più pericolosi)34-37. Infine, sia per nuove costruzioni che per interventi su edifici esistenti, soprattutto se importanti, occorrerebbe far rifermento al MCE (definibile utilizzando metodi deterministici come il DSHA), piuttosto che ad un terremoto progetto definito in base al PSHA.
2.4 Valutazione della percentuale dell’edificato italiano che è insicura dal punto di vista sismico
L’attuale elevatissima vulnerabilità sismica del costruito italiano ha molte cause5,6,13-29,38 :
- l’evoluzione della classificazione sismica del territorio negli anni;
- i già citati limiti del metodo probabilistico (PSHA) adottato in Italia per la definizione della pericolosità sismica;
- l’evoluzione della normativa per la progettazione antisismica;
- consistenti ritardi nell’entrata in vigore obbligatoria della nuova normativa sismica definita nel 2003, a seguito del già citato sisma del Molise e della Puglia del 2002 (tali ritardi furono possibili “grazie” a provvedimenti legislativi come i cosiddetti e famigerati Decreti “Milleproroghe” e, solo nel 2009, dopo terremoto dell’Abruzzo, il già previsto ennesimo rinvio fu cancellato);
- la frequente cattiva costruzione e l’altrettanto frequente assenza di controlli adeguati dei materiali costruttivi e della realizzazione delle opere, perché, sovente, i collaudatori statici non hanno svolto correttamente il loro lavoro, che dovrebbe essere in corso d’opera (c.o.)15;
- continui rinvii anche per quanto attiene alla data di ultimazione delle verifiche di vulnerabilità sismica degli edifici strategici e pubblici, rese obbligatorie nel 2003 (questi rinvii, durati almeno fino al 31 marzo 2013, furono possibili, nuovamente, grazie a provvedimenti legislativi come i Decreti “Milleproroghe”).
Quanto al punto 1, basti ricordare che5,6,13-29:
- si iniziò a classificare sismicamente il territorio solo dopo il terremoto di Messina e Reggio Calabria del 1908;
- fino all’inizio degli anni 1980, nuove aree erano classificate sismicamente solo a terremoto avvenuto;
- nel 1980 (anno del terremoto dell’Irpina, di Mw=6,9 ed I=X) solo il 25% del territorio nazionale era classificato sismicamente;
- tale percentuale divenne circa del 45% l’anno successivo, quando fu anche introdotta la categoria sismica 3 ed alcune aree furono riclassificate in categorie caratterizzate da una pericolosità sismica maggiore;
- essa, poi, divenne pari al 70% solo nel 2003, dopo il terremoto del Molise e della Puglia del 2002 (entrando definitivamente in vigore su tutto il territorio nazionale solo un paio d’anni dopo, a seguito dell’esame delle Regioni);
- in tale anno varie aree furono pure riclassificate come zone di maggiore pericolosità e, per le aree considerate meno sismiche, fu introdotta la zona 4, classificazione questa comunque soggetta all’accettazione da parte delle Regioni interessate;
- che il 70% del territorio italiano fosse a rischio sismico, più o meno elevato, era già noto dal 1998, ma la discussione fra Stato e Regioni circa le rispettive prerogative ritardò l’entrata in vigore della nuova classificazione sismica di ben 5 anni.
È sufficiente combinare i dati succitati riguardanti l’evoluzione della classificazione sismica e considerare quella della normativa sismica (divenuta giustamente nel tempo sempre più severa) per verificare la correttezza del dato di 70% dell’edificato esistente italiano non in grado di resistere ai terremoti ai quali potrebbe risultare soggetto (all’80% circa si giunge considerando anche i molti casi di cattiva costruzione e di controlli inadeguati) 5,6,13-29.
In accordo con la gravissima situazione summenzionata, il Dipartimento della Protezione Civile (DPC) aveva stimato, già qualche tempo fa, il numero di vittime da attendersi in diverse località italiane (da sud a nord), se dovessero ripetersi terremoti già avvenuti in passato e sulla base dei risultati degli studi effettuati5,6,13-29: per fare qualche esempio, oltre 160.000 a Catania, oltre 110.000 a Messina, quasi 85.000 a Reggio Calabria, oltre 45.000 a Catanzaro, oltre 30.000 a Benevento, quasi 20.000 a Potenza, oltre 70.000 a Foggia, quasi 25.000 a Campobasso, oltre 20.000 a Rieti, quasi 7.000 a Roma, oltre 7.000 a Verona, oltre 17.000 a Belluno, oltre 5.000 a Brescia ed anche oltre 900 a Milano.
2.5 Note sugli altri eventi naturali che possono essere innescati da un sisma
Un terremoto può innescare altri eventi “naturali”, che possono anch’essi provocare molte vittime e gravi danni. Fra questi sono da citare:
- frane nell’entroterra, anche di enorme entità, pure all’interno di laghi o bacini artificiali (questi ultimi potrebbero causare fuoriuscita di notevoli masse d’acqua dalle dighe, se non danneggiare le stesse);
- la formazione, a causa delle frane suddette, di laghi (i cosiddetti “quake lakes”), anche vasti, come, ad esempio, non solo quelli originatisi nella Repubblica Popolare (R.P.) Cinese a causa del violentissimo terremoto del Sichuan del 2008, che costrinsero le autorità locali a programmare la possibile evacuazione di 1 milione di persone nel caso si dovesse temere un cedimento del materiale franoso che li conteneva, ma anche quelli sorti in altri paesi, inclusa l’Italia (ad esempio in Calabria, in occasione del terremoto della Calabria Meridionale del 5 febbraio 1783, di MW=6,9 ed I=XI, che provocò pure un maremoto, fu seguito, fino al 28 marzo, da numerose altre scosse, di cui cinque violente, e causò probabilmente più di 50.000 vittime in Calabria ed in Sicilia);
- valanghe o slavine, per eventi che colpiscano aree fortemente innevate, come, ad esempio, le valanghe che, il 26 aprile 2015, furono innescate, sull’Everest, a 220 km dall’epicentro, dal violentissimo sisma del Nepal, di MW=7,839 (per quanto riguarda l’Italia, invece, a parere non solo mio, il terremoto non è certamente il maggiore colpevole della valanga che, 5 ore dopo l’ultimo dei quattro eventi “moderati” dell’aquilano del 18 gennaio 2017, di Mw=5,0÷5,540, “spazzò via” l’Hotel Rigopiano di Farindola, alle falde del Gran Sasso pescarese, causando 29 vittime sulle 40 persone presenti nell’hotel);
- last but not least, un maremoto (o tsunami, alla giapponese).
Circa quest’ultimo evento34,41, si noti che un maremoto consistente è usualmente innescato direttamente da movimenti del fondale marino solo in caso di terremoti di magnitudo molto elevata (cioè, generalmente, di M?8,0), che si verifichino nell’oceano a profondità consistenti od in vicinanza delle coste, ovvero, per terremoti di magnitudo inferiore, da:
- notevoli frane sottomarine indotte dal sisma, come accade in Italia, con tutta probabilità, nel 1908, in occasione del terremoto di Messina e Reggio Calabria, e, ancor prima, nel 1693, durante quello della Val Di Noto, ambedue di magnitudo superiore a 7,0;
- crolli in mare di grandi porzioni di isole (si ricordi, nel 2002, il temuto crollo di una porzione consistente dell’isola di Stromboli, dopo quello dell’edificio vulcanico della Sciara del Fuoco, che aveva creato un’onda anomala, con interessamento di tutto l’arcipelago delle Isole Eolie).
Inoltre, pure cedimenti del fondale di laghi o bacini artificiali possono provocare movimenti delle masse d’acqua in essi contenuti, tali da mettere in crisi le dighe.
Sulla possibile causa di maremoto in Italia citata al punto 1), occorre non dimenticare, ad esempio, che il grande stabilimento petrolchimico siciliano di Milazzo, peraltro non lontano da Messina, è situato sulla costa proprio di fronte all’enorme vulcano sommerso Marsili, di un cui possibile consistente crollo parziale alcuni geologi hanno espresso timori (ad una certa distanza dal suddetto vulcano si verificò un terremoto significativo anche durante la notte del 28 ottobre 2016, seppure non molto violento e con epicentro assai profondo, tale, quindi, da non provocare danni). Se una grande porzione del vulcano Marsili effettivamente crollasse, ciò provocherebbe un maremoto consistente, dal quale lo stabilimento di Milazzo (così come molti altri insediamenti costieri italiani) non sarebbe protetto (mancando adeguate barriere a ciò dedicate, così come, del resto, è il caso dello stabilimento di Priolo-Gargallo)34,41.
2.6 Note sulla vulnerabilità sismica del patrimonio culturale e degli impianti chimici RIR italiani, sulla percezione del rischio sismico in Italia e sulla prevenzione
Se non esistesse la suddetta gravissima situazione riguardante la vulnerabilità sismica dell’edificato esistente (e, per quanto attiene agli impianti chimici RIR, soprattutto di Priolo-Gargallo e di Milazzo, anche quella dovuta al maremoto), non ci si dovrebbe preoccupare così tanto delle succitate incertezze sulla pericolosità sismica. Tale situazione è conseguenza della mancanza di percezione, in Italia, a tutti i livelli (cioè a partire dell’opinione pubblica, fino ad arrivare alle Istituzioni), dei rischi (in particolare, ma non solo, sismico).
Ad aggravare la situazione italiana summenzionata sono il nostro notevolissimo patrimonio culturale, comprese le opere d’arte, o esse stesse vulnerabili o contenute in musei sovente assai vulnerabili5,6,31,42-46, nonché i nostri impianti chimici RIR, quindi (oltre a risultare sovente assai vulnerabili) con elevatissima esposizione, situati anche in zone ad elevata pericolosità sismica e/o relativa a maremoti.
Circa gli impianti chimici RIR, da tempo si cerca, pure in sedi istituzionali (ma sinora, purtroppo, inutilmente), di promuoverne la sicurezza, anche in Italia, utilizzando, ove possibile, i moderni sistemi di isolamento sismico o di dissipazione dell’energia, anche per interventi sui componenti esistenti5,6,47-56. Specialmente per lo stabilimento di Priolo-Gargallo, il fatto che l’area ove esso si trova non sia stata più colpita da un sisma violento da lungo tempo (dal 1693) non dovrebbe rassicurare, bensì preoccupare.
In ogni caso, anche in tempi abbastanza recenti, terremoti significativi (sebbene non violenti) nell’area di Priolo (località situata nei pressi di Augusta e Siracusa) ci sono stati: basti pensare a quello (che pochi ricordano), di Carlentini (più comunemente denominato di Santa Lucia, al nome della santa venerata nel giorno in cui si verificò) del 13 dicembre 1990, con epicentro nel Golfo di Augusta e di MW= 5,7, che provocò 17 vittime. Forse ancor meno noto è che, in base ad uno studio commissionato all’ENEA nel 1998-99, già tale terremoto (sebbene fosse stato “moderato”) aveva indotto, in almeno alcuni dei serbatoi sferici presenti (a centinaia), nello stabilimento petrolchimico di Priolo-Gargallo, assieme a serbatoi cilindrici, uno stato tensionale pericolosamente vicino al limite di elasticità, alla sommità delle colonne che sorreggono tali serbatoi51,52.
La conseguenza della scarsissima percezione del rischio sismico in Italia è stata (almeno sino ad ora) la perdurante mancanza, nel nostro Paese, di adeguate politiche di prevenzione (in particolare, ma non solo, sismica).
A ciò hanno contribuito anche gravi carenze di materia di comunicazione: da una parte i tecnici non si fanno sentire (o non riescono a farsi sentire) dagli organi di informazione italiani, dall’altra questi ultimi sono interessati a divulgare notizie solo “quando c’è il morto”, mentre, per far nascere la percezione dei rischi nell’opinione pubblica, occorrerebbe far conoscere anche le notizie positive57: ad esempio, il terremoto accaduto in Giappone il 22 ottobre 2016, di magnitudo M=6,2 (quindi, probabilmente, superiore a quella del sisma di Amatrice del 24 agosto 2016) ed anch’esso “superficiale”, non ha causato neppure una vittima, ma questa notizia ha trovato pochissimo spazio nei media italiani41,58, mentre l’evento di Amatrice è stato da tutti impropriamente definito “violento”, sebbene, a livello internazionale, uno con la sua magnitudo sia considerato “moderato”34,35,59. Inoltre, come al solito, dopo tale evento e fino a quelli di ottobre, ben presto i media si sono disinteressati della pericolosità sismica dell’Italia Centrale, ritenendo, forse, che “fosse finita” e trascurando le preoccupazioni espresse, invece, dagli esperti60, tant’è che il seminario di Bologna del 13 settembre 2016 fu annunciato (il giorno prima e solo molto brevemente, grazie a mie “amicizie”) da un unico giornale locale61, nonostante un comunicato stampa fosse stato, per tempo, da me ampiamente distribuito.
È poi è da sottolineare che di prevenzione occorre parlare prima di una tragedia, non dopo, quando si è impegnati nella gestione dell’emergenza42,62: ma chi lo fa non è ascoltato, in particolare (ma non solo) dai media e, anzi, è definito “gufo” e, da alcuni, anche “terrorista”62. Eppure, già nel 1999, un’autorità come il Segretario dell’ONU Kofi Annan aveva scritto «More effective prevention strategies would save not only tens of billions of dollars, but save tens of thousands of lives. Funds currently spent on intervention and relief could be devoted to enhancing equitable and sustainable development instead, which would further reduce the risk for war and disaster. Building a culture of prevention is not easy. While the costs of prevention have to be paid in the present, its benefits lie in a distant future. Moreover, the benefits are not tangible; they are the disasters that did NOT happen»63.
Quanto ad ora, ribadisco che, sebbene sia ovviamente indispensabile continuare a seguire l’evoluzione della crisi sismica nell’Italia Centrale, resto ancor più preoccupato per altre zone italiane, ad elevato rischio sismico, che da lungo tempo, però, non sono colpite da eventi violenti. Come ho già notato, senza dimenticarmi dell’Italia Settentrionale (si ricordino, oltre agli eventi dell’Emilia, quelli del Friuli del 6 maggio e dell’11-15 settembre 1976, rispettivamente di M=6,4 e M=5,8÷6,0, con altre centinaia di vittime che si aggiunsero alle 990 del primo evento), mi riferisco, in particolare, all’Italia Meridionale (e specialmente alla Calabria Meridionale ed alla Sicilia Sudorientale)34,41, di cui ho citato alcuni degli eventi del passato (ricordo solo, per completezza, un’ulteriore crisi sismica violenta assai lontana nel tempo, che colpì, il 27 ed il 28 marzo del 1638, con tre eventi di MW=6,6÷6,8 ed I=X÷XII, un’area molto vasta della Calabria Centrale, dal Bacino del Savuto, alla Piana di Sant’Eufemia ed alle Serre Occidentali, provocando la distruzione di oltre 100 villaggi e un numero di vittime stimato fra 10.000 e 30.000).
Pertanto, ritengo che sia dalle costruzioni strategiche e pubbliche e dagli impianti chimici RIR in tale area, in particolare, occorra iniziare subito a spendere per la prevenzione. Comunque, da qualche parte occorre iniziare, e subito: a mio parere, per stabilire da dove, appunto, iniziare, e le priorità di intervento, nonché per attrezzare adeguatamente il sistema di protezione civile, anche per intereventi “inusuali” come quelli che si renderebbero necessari nel caso di danneggiamento o collasso di impianti o componenti chimici RIR, pure l’approccio NDSHA può essere assai utile33.
Infatti, prima o poi (lasciando ai sismologi disquisire sul “quando” e sul “dove”), forti terremoti, con tutta probabilità, si verificheranno nuovamente, sia nell’area succitata che in altre parti del Paese: potrà accadere a noi, od ai nostri figli o nipoti, od ancora dopo, ma se continuiamo a non far nulla in termini di prevenzione, faremo, quantomeno, un “bel regalo” ai nostri discendenti. Ci vorrà qualche decennio (50÷60 anni?) per risolvere il grave problema legato all’elevatissima percentuale di costruito insicuro, anche se tale lungo periodo potrebbe essere consistentemente abbreviato se fosse approvata la proposta di legge già da tempo approntata sull’assicurazione obbligatoria. Nuova tassa? Sì, ma che poi dovrebbe (almeno si spera) portare ad una diminuzione delle somme che ci sono regolarmente addebitate ogni volta che succede un disastro.
BIBLIOGRAFIA
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2 Alessandro Martelli (2018), «Recenti applicazioni dell’isolamento sismico e della dissipazione energetica in Italia e nel mondo», Corso sull’Isolamento Sismico e la Dissipazione di Energia, Ordine degli Ingegneri della Provincia di Napoli, settembre-ottobre.
3 Alessandro Martelli (2018), «Un utile promemoria a seguito della riunione del 23 marzo 2018 e per le prossime attività – Storia del GLIS – Dalle origini nel 1991 alla sua rifondazione come commissione dell’ANTEL», 21mo Secolo – Scienza e Tecnologia, N. 1/2018 (aprile), pp. 18-32.
4 Alessandro Martelli (2018), «Moderni sistemi per la prevenzione sismica», Geologia dell’Ambiente, Rischio Sismico in Italia: Analisi e Prospettive per una Prevenzione Efficace in un Paese Fragile, Supplemento al N. 1/2018, ISSN 1591-5352, SIGEA, giugno, pp. 31-39.
5 Alessandro Martelli (2017), «Rischio sismico, prevenzione, moderne tecnologie antisismiche e loro applicazione», Cap. 2 di Edifici e Impianti di Nuova Costruzione ed Esistenti e Patrimonio Culturale Protetti dal Terremoto Grazie a Moderne Tecnologie – Normativa, Sperimentazione, Progettazione, Realizzazione, Collaudo e Monitoraggio Sismico, a cura di A. Martelli, Dario Flaccovio Editore, Palermo, pp. 9-58.
6 GLIS, Ordine degli Ingegneri della Provincia di Bologna, ANTEL, ENEA e SEWC-IC (2016), Seminario Annuale del GLIS su Edifici ed Impianti, di Nuova Costruzione ed Esistenti, e Patrimonio Culturale, Protetti dal Terremoto Grazie a Moderne Tecnologie – Normativa, Sperimentazione, Progettazione, Realizzazione, Collaudo e Monitoraggio Sismico, PDF, Bologna, 16 settembre.
7 Simone Ricci (2016), «Il 13 febbraio a Modena un convegno sulla rigenerazione urbana firmato anche dal Rotary», Newsletter del Distretto 2072 del Rotary, N. 29, gennaio, pp. 8-10.
8 Alessandro Martelli (2016), «Introduzione al convegno», PDF, Convegno su Rigenerazione Urbana, Distretto 2072 del Rotary, Modena, 13 febbraio.
9 Alessandro Martelli (2016), «Rigenerazione urbana – Aspetti generali e note sulla prevenzione sismica», Relazione On-Line all’E-Club del Distretto 2072 del Rotary, Riunione ordinaria n. 75, Bologna, http://www.rotaryeclub2072.org/, 12-26 aprile.
10 Gianluca Benamati, proponente e relatore (2012), «Indagine conoscitiva sullo stato della sicurezza sismica in Italia – Programma», Resoconti delle Giunte e Commissioni – Resoconto dell’VIII Commissione Permanente (Ambiente, Territorio e Lavori Pubblici), Camera dei Deputati, Roma, 12 aprile, pp. 64-67.
11 Camera dei Deputati (2012), «Indagine conoscitiva sullo stato della sicurezza sismica in Italia – Audizione di rappresentanti dell’ENEA, del Professor Giuliano Panza e del Professor Antonello Salvatori», Resoconti Stenografici delle Indagini Conoscitive, Commissione VIII, www.camera.it, Seduta del 30 maggio, pp. 3-22.
12 Camera dei Deputati (2012), «Indagine conoscitiva sullo stato della sicurezza sismica in Italia – Audizione di rappresentanti dell’ENEA», Resoconti Stenografici delle Indagini Conoscitive, Commissione VIII, www.camera.it, Seduta del 13 settembre, pp. 2-27.
13 Alessandro Martelli (2015), «Note introduttive su rischio sismico e prevenzione», PDF, Convegno su Rischio Sismico – Aspetti della Prevenzione e Problematiche nelle Costruzioni Esistenti, Università degli Studi di Palermo, 23 ottobre.
14 Alessandro Martelli (2015), Intervento programmato in rappresentanza delle associazioni GLIS ed ASSISi, PDF, Cerimonia di Inaugurazione del Laboratorio C.E.R.I.S.I., Università degli Studi di Messina, 22 dicembre.
15 Alessandro Martelli (2016), Seminario su «Il collaudo in corso d’opera di edifici, di nuova costruzione ed esistenti, protetti da sistemi di isolamento sismico e dissipativi», PDF, Ordine degli Ingegneri della Provincia dell’Aquila, L’Aquila, 23 febbraio.
16 Alessandro Martelli (2016), «Rischio sismico e quadro applicativo delle moderne tecnologie antisismiche», PDF, Convegno su Isolamento e Dissipazione per la Protezione Sismica Avanzata delle Strutture di Nuova Costruzione ed Esistenti – Normativa, Analisi, Progettazione, Realizzazione, Collaudo e Monitoraggio, Comune di Gemona nel Friuli (UD), 14 ottobre.
17 Alessandro Martelli (2016), «Rischio sismico, prevenzione e moderne tecnologie antisismiche», PDF, Convegno su Ricostruire, Migliorare o Adeguare Sismicamente, Adottando le Moderne Tecnologie Antisismiche, Ascoli Piceno, 27 ottobre.
18 Alessandro Martelli (2016), «Prevenzione dal terremoto: i moderni sistemi antisismici e la loro diffusione a livello nazionale ed internazionale», PDF, Seminario su Moderni Sistemi per la Prevenzione Sismica, Ordine degli Ingegneri della Provincia di Roma, Roma, 11 novembre.
19 Alessandro Martelli (2016), «Rischio sismico: prevenzione e moderne tecnologie antisismiche», PDF, Convegno su Costruire, Migliorare o Adeguare Sismicamente – Le Moderne Tecnologie Antisismiche, Fermo, 2 dicembre.
20 Alessandro Martelli (2016), «Il vero obiettivo è far comprendere che il rischio sismico è una realtà e che lo si può scongiurare solo incentivando la ricerca della prevenzione», PDF, Terza Edizione dell’Evento TEDxSSC su Innova(c)tion: Revolutionary Waves, Scuola Superiore dell’Università degli Studi di Catania, Catania, 17 dicembre.
21 Alessandro Martelli (2017), «Rischio sismico, prevenzione e moderne tecnologie antisismiche», PDF, Convegno su Percezione del Rischio Sismico e Prevenzione in Italia – Pericolosità, Vulnerabilità ed Esposizione dell’Edificato Esistente, Istituto per gli Studi Filosofici di Napoli, 3 aprile.
22 Alessandro Martelli (2017), «Rischio sismico, prevenzione e moderne tecnologie antisismiche», PDF, Convegno su Ricostruire, Recuperare ed Adeguare il Patrimonio Edilizio con Tecniche e Tecnologie ad Elevata Sicurezza Sismica, Auditorium San Domenico, Foligno, 18 maggio.
23 Alessandro Martelli (2017), Intervento alla Giornata di Studio AIN su Nuove Frontiere delle Tecnologie Nucleari: Ricerca e Prospettive, Roma, 5 giugno.
24 Alessandro Martelli (2017), «Rischio sismico e prevenzione: moderne tecnologie antisismiche e loro applicazione», PDF, Seminario su La mitigazione del Rischio Sismico in Edifici Militari di Interesse Strategico, Forze Operative Nord, 6° Reparto Infrastrutture dell’Esercito, ed Ordine degli Ingegneri della Provincia di Bologna, Circolo Ufficiali, Bologna, 22 giugno.
25 Alessandro Martelli (2017), Seminario su «Rischio sismico, prevenzione e moderne tecnologie antisismiche», PDF, Unikore, Enna, 27 giugno.
26 Alessandro Martelli (2017), Presentazione del libro «Edifici ed impianti, di nuova costruzione ed esistenti, e patrimonio culturale, protetti dal terremoto grazie a moderne tecnologie – Normativa, sperimentazione, progettazione, realizzazione, collaudo e monitoraggio sismico», PDF, 30a Edizione del Tignano Festival, Barberino del Mugello (Firenze), 4 luglio.
27 Alessandro Martelli (2017), «Prevenzione e moderne tecnologie antisismiche», PDF, Convegno su I terremoti Si Possono Prevedere? – Sisma Centro Italia: un Anno Dopo, tra Fallimento e Speranza, Camera dei Deputati, Roma, 24 luglio.
28 Alessandro Martelli (2017), «Rischio sismico, prevenzione e moderne tecnologie antisismiche», PDF, Convegno su Ricostruiamo un Futuro Sicuro, Camerino, 22 settembre.
29 Alessandro Martelli (2017), Conferenza su «Il Rischio Sismico», PDF, Rotary Club Bologna Carducci, 10 ottobre.
30 Alessandro Martelli, Massimo Forni, Paolo Clemente, Giuliano F. Panza e Antonello Salvatori (2011), «Recent development and application of seismic isolation and energy dissipation systems, in particular in Italy, conditions for their correct use and recommendations for code improvements», Relazione su invito, Proc. on CD 12th World Conference on Seismic Isolation, Energy Dissipation and Active Vibration Control of Structures, Sochi, Russia, 20-23 settembre; Abstract Volume, pp. 9-11.
31 Giuliano F. Panza, Antonella Peresan, Fabio Romanelli, Franco Vaccari, Maurizio Indirli e Alessandro Martelli (2011), «Earthquake scenarios for seismic isolation design and protection of cultural heritage», Relazione su invito, Proc. on CD Cultural Heritage Istanbul 2011 – 5th International Congress Science and Technology for the Safeguard of Cultural Heritage in the Mediterranean Basin, Istanbul, Turchia, novembre, pp. 22-25.
32 Gianluca Benamati et al. (2013), «Delega al governo per l’adozione del piano antisismico nazionale», Proposta di Legge C.1184 EPUB, Camera dei Deputati, http://parlamento17.openpolis.it/atto/documento/id/20707, 11 giugno.
33 Alessandro Martelli (2010), «On the need for a reliable seismic input assessment for optimized design & retrofit of seismically isolated civil and industrial structures, equipment and cultural heritage», Relazione su invito, Proc. International Conference on Seismic Risk Mitigation and Sustainable Development, ICTP, Miramare (TS), 10-14 maggio; Pure and Applied Geophysics, Birkhäuser / Springer Basel AG, DOI 10.1007/s00024-010-0120-2, pubblicato on line il 9 aprile; Pageoph Topical Volume on Advanced Seismic Hazard Assessments, G.F. Panza, K. Irikura, M. Kouteva, A. Peresan, R. Saragoni e Z. Wang ed., Pure and Applied Geophysics Topical Volumes, R. Dmowska ed.
34 Alessandro Martelli (2016), «Il vero pericolo è il grande terremoto al sud», Tiscali.it, http://notizie.tiscali.it/cronaca/articoli/tecnologieantisismiche/, 29 ottobre.
35 Alessandro Martelli (2016), «La serie di terremoti che hanno colpito Taiwan, Giappone ed Ecuador – L’“Anello di Fuoco” trema … un monito per l’Italia», Villaggio Globale, http://vglobale.it/territorio/, 21 aprile.
36 Alessandro Martelli (2016), «Esempi di come la magnitudo non sia il solo parametro a determinare la pericolosità sismica e le conseguenze di un terremoto: un monito anche per l’Italia – Alcuni primi eventi del 2016, che hanno provocato vittime e danni consistenti a Taiwan il 5 febbraio, in Giappone il 14 ed il 15 aprile ed in Ecuador il 16 aprile – Note basate sulle informazioni in parte fornite dal Global Disaster Information Network o rese disponibili dal Gruppo Facebook Terry-1.Italia», 21mo Secolo – Scienza e Tecnologia, N. 1-2016, aprile, pp. 24-32.
37 Alessandro Martelli (2016), «Antisismica. È la magnitudo che misura la pericolosità?», Edilio – Edilizia Avanti Veloce, Bologna, http://www.edilio.it/, 9 giugno.
38 Redazione (2016), «Collaudo edifici. Martedì seminario ingegneri – L’Aquila. Una panoramica esaustiva e generale sul collaudo degli edifici con riferimento particolare ai sistemi antisismici», Il Centro, L’Aquila, http://ilcentro.gelo- cal.it/laquila/cronaca/2016/02/21/news/, 21 febbraio.
39 Alessandro Martelli (2015), «Quando il sisma è violento e l’edificato è molto vulnerabile – I terremoti che hanno devastato il Nepal il 25 ed il 26 aprile – Alcune prime informazioni del Global Disaster Information Network», 21mo Secolo – Scienza e Tecnologia, N. 1-2015, aprile, pp. 25-27.
40 Alessandro Martelli (2017), «Il rischio di un altro forte terremoto nel Centro Italia. Ecco perché i sismologi sono preoccupati – L’esperto Alessandro Martelli commenta in esclusiva per Tiscali.it il parere della Commissione Grandi Rischi che ha messo di nuovo in allarme l’Italia Centrale», Tiscali.it, http://notizie.tiscali.it/cronaca/articoli/, 22 gennaio.
41 Alessandro Martelli (2016), «Da parte del nuovo governo avremo ancora soltanto promesse, in attesa della prossima tragedia, o vedremo finalmente attivate adeguate politiche di prevenzione sismica? – Dopo i più recenti eventi nell’Italia Centrale cresce l’urgenza di affrontare il problema della protezione dal terremoto – Note sugli eventi suddetti, sulla protezione sismica del nostro patrimonio culturale e, in particolare, sulla messa in sicurezza del David di Michelangelo (di cui si torna finalmente a parlare), sul futuro del GLIS, sui recenti terremoti all’estero e sulle manifestazioni, organizzate o patrocinate dall’associazione, o con la sua attiva partecipazione, recentemente svoltesi ad Ascoli Piceno, Roma, Bologna, Fermo e Catania», 21mo Secolo – Scienza e Tecnologia, N. 5-2016, dicembre, pp. 12-24.
42 Alessandro Martelli (2016), «Almeno dopo il sisma di Amatrice, alle parole ora seguano davvero fatti – Di prevenzione sismica occorre trattare prima di un terremoto, non a tragedia avvenuta – Le manifestazioni, organizzate o patrocinate dal GLIS, già svoltesi a Bologna, Lanciano, Cuneo e Gemona del Friuli e quelle ancora previste nel 2016 ad Ascoli Piceno e Roma e nel 2017 a Santiago (Cile) ed Aukland (Nuova Zelanda)», 21mo Secolo – Scienza e Tecnologia, N. 4-2016, ottobre, pp. 14-24.
43 Alessandro Martelli e Paolo Clemente (2012), «L’applicazione dei sistemi antisismici per la messa in sicurezza del patrimonio culturale: l’esperienza italiana», PDF, Atti della Conferenza Tech-Italy 2012, Sessione su Cultural Heritage and Tourism for the European Future: Italian Approach and Expertises, Ambasciata d’Italia, Bruxelles, Belgio, 4 ottobre.
44 Alessandro Martelli (2015), «Moderne tecniche di protezione dei beni artistici dal rischio sismico», PDF, Incontro su Il Contributo degli Strutturisti per la Salvaguardia dei Beni Artistici nei Confronti del Rischio Sismico, Salone del Restauro, Ferrara, 9 maggio.
45 Alessandro Martelli (2016), «Tecniche di protezione dei beni artistici dal rischio sismico», PDF, Incontri su Rischio Sismico per Beni Architettonici e Beni Artistici: Resilienze e Fragilità, Restauro Musei, Salone del Restauro, Ferrara, 8 aprile 2016, e Salone dell’Ordine degli Architetti, Cuneo, 1° ottobre.
46 Alessandro Martelli (2016), «Vergogne all’italiana: nemmeno un euro per proteggere il David che ora rischia di cadere per le scosse – I terremoti che stanno devastando l’Italia Centrale hanno evidenziato, ancora una volta, l’elevatissima vulnerabilità dell’edificato italiano e i pericoli a cui sono esposte le nostre opere d’arte», Tiscali.it, http://notizie.tiscali.it/cronaca/articoli/, 1° novembre.
47 Angelo Alessandri (2011), «Interrogazione a risposta scritta n. 4-13060 in materia di protezione sismica degli impianti chimici a rischio di incidente rilevante», Atto Camera, Commissione VIII, Legislatura 16, Atti Parlamentari – Camera dei Deputati, Roma, Seduta di annuncio N. 513, l6 settembre, pp. 24010-24013.
48 Patrizia Calzolari (2011), «Impianti chimici in Italia: sicuri contro il terremoto? – Sono più di un migliaio in Italia gli stabilimenti industriali soggetti a rischio di incidente rilevante. Cosa succederebbe a questi stabilimenti in caso di forte sisma? Il direttore del Centro Ricerche di Bologna dell’ENEA, Prof. Alessandro Martelli, ha organizzato a Milazzo un convegno su questo argomento», Il Giornale della Protezione Civile, ilgiornaledellaprotezionecivile.it, 19 dicembre.
49 Alessandro Martelli e Manlio Marino (2011), «Con l’incontro di Milazzo del 2 dicembre 2011 è iniziata la campagna di sensibilizzazione del GLIS e dell’ENEA sulla sicurezza sismica degli impianti e dei componenti chimici italiani a rischio di incidente rilevante – Impianti chimici a rischio terremoto: proteggerli si può, basta volerlo», 21mo Secolo – Scienza e Tecnologia, N. 5-2011, dicembre, pp.17-24.
50 Redazione (2011), «Interrogazione parlamentare dell’On. Angelo Alessandri sul rischio sismico e da maremoto degli impianti chimici», 21mo Secolo – Scienza e Tecnologia, N. 5-2011, dicembre, pp.15-30.
51 Redazione (2011), «Intervista di Patrizia Calzolari ad Alessandro Martelli, pubblicata da il Giornale della Protezione Civile il 19 dicembre 2011 – Impianti chimici in Italia: sicuri contro il terremoto?», 21mo Secolo – Scienza e Tecnologia, N. 5-2011, dicembre, pp. 30-35.
52 Alessandro Martelli (2012), «Il rischio sismico negli impianti petrolchimici: come difendersi», PDF, Conferenza – Dibattito su Rigassificatore Ionio-Gas: Requisiti di Sicurezza in Area a Rischio di Incidenti Rilevanti, Associazioni AugustAmbiente, Decontaminazione Sicilia e Comitati No Rigassificatore di Melilli e di Priolo, Augusta (SR), 18 febbraio.
53 Alessandro Martelli (2012), «Se la terra dovesse tremare – Le nostre Fukushima», 21mo Secolo – Scienza e Tecnologia, N. 2-2012, giugno, pp. 19-27.
54 Alessandro Martelli (2012), «Impianti chimici RIR italiani: le incognite terremoto e maremoto – Tecnologie come l’isolamento sismico e la dissipazione d’energia sono in grado di proteggere dal terremoto anche questi impianti», Il Giornale dell’Ingegnere, Focus, N. 7, luglio, pp. 8-11.
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58 Alessandro Martelli (2016), «Se il terremoto di Amatrice fosse avvenuto in Giappone, che differenza. Basta scuse – Tegole cadute, frammenti, bottiglie sparse sul pavimento ma niente vittime. Eppure certi sistemi antisismici li abbiamo sviluppati in Italia prima dei giapponesi», Tiscali.it, http://notizie.tiscali.it/cronaca/articoli/, 22 ottobre.
59 Alessandro Martelli (2016), «Ma quale terremoto violento, è colpa nostra che siamo troppo vulnerabili – L’analisi dell’esperto», Tiscali.it, http://notizie.tiscali.it/articoli/, 25 agosto.
60 Alessandro Martelli (2016), «Il documento della Protezione Civile: «Attenti, non è finita qui, possono esserci a breve altri terremoti – Un esperto di rischio sismico ha analizzato per Tiscali.it il verbale della Commissione Grandi Rischi all’indomani del sisma di Amatrice. E ha trovato che contiene un allarme e un diverso modo di comunicare il rischio», Tiscali.it, http://notizie.tisca-li.it/cronaca/articoli/, 13 settembre.
61 Redazione (2016), «Costruzioni e sisma – Il seminario di GLIS», Il Resto del Carlino – Quotidiano Nazionale, Bologna Cronaca, 16 settembre, p. 15.
62 Alessandro Martelli (2016), «Terremoto: chi parla di prevenzione “viene accusato di essere un gufo o un terrorista” – Terremoto: se ne parla “solo dopo la tragedia, quando ormai è troppo tardi, mentre è intervenendo prima che si fa prevenzione”», MeteoWeb, https://www.meteoweb.eu/2016/09/, 2 settembre.
63 Kofi Annan (1999), «Introduction to Secretary-Generals Annual Report on the work of the Organization of United Nations», UN Document A/54/1, New York, USA.
* Referente della Commissione «Sismica – GLIS» nel Consiglio Nazionale dell’Associazione Nazionale Tecnici Enti Locali (ANTEL); Presidente fondatore ed attuale Vicepresidente dell’«Anti-Seismic Systems International Society» (ASSISi); già Presidente dell’associazione GLIS («GLIS – Isolamento ed altre Strategie di Progettazione Antisismica»); membro della Commissione IPPC («Integrated Pollution Prevention and Control») per la concessione dell’AIA («Autorizzazione Integrata Ambientale») del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare; membro della Commissione Ambiente del Distretto 2072 (Emilia-Romagna e San Marino) del Rotary International e socio del Rotary Club Bologna Est; Presidente della Commissione Tecnica del Comitato Civico «Terra Nostra – 2016» del Comune di Accumoli; membro del Comitato Tecnico-Scientifico del «Coordinamento Nazionale Associazioni di Volontariato per la Prevenzione Sismica e Ambientale» (Co.Prev.); già membro del Consiglio Direttivo dello Structural Engineers World Congress – Italian Group (SEWC-IG), in rappresentanza del GLIS – e-mail: marteisso1@gmail.com.
Articolo tratto da quello in corso di pubblicazione nel numero di giugno 2018 della rivista 21mo Secolo – Scienza e Tecnologia.