Un terremoto di magnitudo stimata tra 5.3 e 6.1 ha colpito la zona di Osaka, in Giappone, durante la notte tra il 17 e il 18 giugno 2018, alle ore 22:58 UTC del 17 giugno (le 00:58 del 18/6 in Italia; le 7:58 in Giappone).
Le stime di magnitudo delle principali agenzie internazionali inizialmente erano tutte inferiori a 6, oscillando tra 5.3 (U.S. Geogical Survey) e 5.9 (prima stima dell’Agenzia Meteorologica del Giappone, JMA). Altri siti riportano valori di 5.6. Il sistema Early-Est, in uso al Centro Allerta Tsunami dell’INGV, ha fornito un valore di Mwp (magnitudo momento) pari a 5.8.
In fondo a questo articolo abbiamo riportato la lista delle magnitudo più affidabili fornite da diversi centri di monitoraggio mondiali. Come si vede, la variabilità è elevata, come spesso ci capita di osservare anche per i terremoti italiani. Ciò non deve sorprendere in quanto la stima può differire a causa di sistemi di calcolo diversi, reti di sismometri differenti, ecc. La JMA giapponese ha fornito inizialmente un valore di 5.9, come riportato dal sito web.
Successivamente, la JMA ha ricalcolato la magnitudo portandola a 6.1, senza peraltro spiegare come sia stato ottenuto il valore rivisto. Non si ha notizia di polemiche su queste stime così diverse, e neanche sulla “correzione” al rialzo da parte della JMA.
Il Giappone, come noto, è uno dei Paesi sismicamente più attivi del pianeta, a causa della sua posizione dove si scontrano diverse placche tettoniche. Le due placche oceaniche del Pacifico e delle Filippine scivolano al di sotto delle isole del Giappone settentrionale e meridionale, rispettivamente. Lungo queste zone di scivolamento (o “subduzione”) avviene la maggior parte dei terremoti del Giappone, soprattutto di quei grandi terremoti in grado di generare degli tsunami, come accadde nel 2011. È il caso del grande terremoto del 2011 a Tohoku, di magnitudo 9, che produsse un gigantesco maremoto in grado di inondare e danneggiare molte regioni dell’Oceano Pacifico.
Oltre ai terremoti di “subduzione”, numerose altre faglie attraversano le isole del Giappone. Alcune di queste faglie si sono attivate in terremoti recenti, come nel caso del terremoto di Kobe del 1995, altre sono silenti da decenni o secoli.
Per quanto riguarda l’impatto dell’evento, va considerato che esso è avvenuto all’interno della zona metropolitana di Osaka, la seconda città più popolosa del Giappone, con oltre due milioni e mezzo di abitanti. Considerando la magnitudo dell’evento, la sua bassa profondità ipocentrale (intorno ai 10 km) e purtroppo la presenza di alcune vittime (al momento se ne riportano quattro, tre delle quali sono persone anziane decedute per la caduta di mobili o oggetti), si può affermare che l’impatto del sisma sia stato molto contenuto.
Non lontano dalla zona dell’epicentro di questo terremoto, un terremoto di magnitudo 6.9 aveva colpito la zona di Kobe, anche in questo caso con una faglia all’interno della zona urbana della città giapponese. In quel caso le vittime furono oltre seimila e i danni superarono i 100 miliardi di dollari USA.