Nel sito di interesse nazionale siracusano, Priolo-Melilli-Augusta, una delle principali zone industriali d’Italia, la mortalità per tumori è in linea con il resto della Sicilia così come l’incidenza, ovvero i nuovi casi, che anzi è al di sotto rispetto a Catania, Palermo e Messina. E’ quanto spiegato dalla professoressa Margherita Ferrante del Centro studi interdipartimentale territorio, sviluppo e ambientedell’università di Catania, oggi a Siracusa nell’ambito del focus sui dati epidemiologici nella provincia di Siracusa voluto dal Gruppo di lavoro industria del Patto di responsabilità sociale, sottoscritto da associazioni di categoria, organizzazioni sindacali, ordini professionali, associazioni ed enti del terzo settore.
“A Catania, Messina e Palermo c’è un’incidenza più alta rispetto alle altre zone della Regione legata per il 20% a fattori cittadini (come inquinamento atmosferico) e per oltre il 50% a stili di vita errati (scarsa alimentazione, consumo di alcolici e fumo di sigaretta) e alla mancanza di movimento” ha concluso Ferrante, la quale ha evidenziato che alcuni tumori “come i mesoteliomi siano più alti a Priolo per la gestione dei manufatti di amianto che non sono stati presi in carico in maniera corretta. E poi le ipospadie ad Augusta, come malformazione dell’apparato genitale dei bimbi di sesso maschile legata allo sversamento di mercurio da parte di alcune aziende”.
Il presidente dell’Ordine dei medici di Siracusa, Anselmo Madeddu, parlando della “percezione del rischio” a Siracusa ha evidenziato uno studio condotto da Asp e Cnr di Pisa attraverso un questionario proposto a un campione di cittadini dell’area metropolitana di Catania con fattori di rischio e dell’area del Sin di Priolo: “Il rischio tumorale viene percepito in maniera amplificata nel siracusano rispetto all’area di Catania, dove l’incidenza di tumori è superiore”.