I ricercatori dell’University of California San Diego, in collaborazione con Creighton University, Medical University of South Carolina e GrassrootsHealth (organizzazione non profit che promuove la ricerca sulla vitamina D e i suoi benefici terapeutici) hanno condotto uno studio che suggerisce che livelli più alti di vitamina D sono associati ad un rischio ridotto di cancro al seno.
Gli scienziati hanno riunito i dati di due studi clinici randomizzati con un totale di 3.325 partecipanti e di uno studio su 1.713 partecipanti per esaminare l’associazione tra il rischio di cancro al seno e una vasta gamma di concentrazioni di 25-idrossivitamina D, scelta perché la principale forma di vitamina D nel sangue.
Tutte le donne avevano un’età pari o superiore a 55 anni, con l’età media che era di 63 anni. I dati sono stati raccolti tra il 2002 e il 2017, le donne non avevano tumori all’inizio dello studio e sono state seguite per un periodo medio di 4 anni. Durante il corso dello studio, sono stati diagnosticati 77 nuovi casi di tumore al seno.
I ricercatori hanno identificato il livello minimo di 25-idrossivitamina D nel sangue in 60 nanogrammi al millilitro, molto più alta dei 20 ng/ml raccomandati nel 2010. Molte istituzioni del settore richiedono livelli minimi più alti, intorno ai 50 ng/ml, ma la materia è ancora oggetto di discussione.
“Abbiamo scoperto che le partecipanti che avevano livelli di 25-idrossivitamina D superiori a 60 ng/ml avevano un quinto del rischio di sviluppare un tumore al seno rispetto a quelle che avevano un livello inferiore a 20 ng/ml”, ha spiegato Cedric F. Garland, principale ricercatore dello studio. Il rischio di cancro, dunque, sembra diminuire con livelli maggiori di 25-idrossivitamina D.
Garland ha sottolineato che questo studio si basa su studi precedenti che dimostravano un collegamento tra la carenza di vitamina D e un rischio maggiore di tumore al seno. Garland e altri colleghi sostengono i benefici della vitamina D per la salute da anni. Nel 1980, insieme al fratello Frank, ha pubblicato un documento che suggeriva che la vitamina D (prodotta dal corpo attraverso l’esposizione al sole) e il calcio (che la vitamina D aiuta il corpo ad assorbire) insieme riducono il rischio di tumore al colon. I fratelli Garland e colleghi successivamente hanno scoperto altre associazioni favorevoli tra marcatori della vitamina D e tumori al seno, al polmone e alla vescica, mieloma multiplo e leucemia negli adulti.
Per raggiungere livelli di 25-idrossivitamina D pari a 60 ng/ml, servono generalmente integratori alimentari da 4.000-6.000 unità internazionali al giorno, meno se si aggiunge una moderata esposizione giornaliera al sole, con un abbigliamento minimal (circa 10-15 minuti al giorno all’aperto a mezzogiorno). Garland suggerisce di determinare il successo dell’integrazione per via orale attraverso test del sangue, preferibilmente nei mesi invernali.
