Vulcano de Fuego, devastanti conseguenze dell’eruzione: il materiale espulso potrebbe generare lahar nei prossimi 20 anni, paura per possibili eruzioni simultanee

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L’eruzione del vulcano de Fuego del 4 giugno in Guatemala è stata talmente forte da aver conseguenze potenzialmente per diversi anni, secondo quanto affermato da Gustavo Chigna, vulcanologo dell’Istituto Nazionale di sismologia, vulcanologia, meteorologia e idrologia (Insivumeh).

L’esperto ha spiegato che i pericoli più grandi sono quelli che potrebbe causare tutto il materiale eruttato dal vulcano e che quello espulso nell’eruzione di domenica 4 giugno potrebbe essere sufficiente a produrre lahar nei prossimi 20 anni. Le sue parole: “Ora ciò che ci preoccupa maggiormente è la conseguenza di tutto il materiale eruttato. Questo nei vulcani è uno dei fenomeni più importanti, poiché si originano lahar (correnti di fango e detriti) che sono più distruttivi dei flussi piroclastici perché possono viaggiare per oltre 60 km, addirittura arrivare alla costa e straripare oltre la costa stessa”.

Secondo l’esperto, purtroppo l’eruzione del vulcano de Fuego coincide con la stagione delle piogge, che è la causa dello smottamento del materiale. Questo significa che se le piogge si intensificheranno, potrebbe essere una questione di tempo prima della creazione di questo tipo di fattori successivi all’eruzione. Questo è stato ciò che ieri ha obbligato soccorritori, autorità e giornalisti ad evacuare l’area in fretta e furia.

Chigna ha affermato: “Con il comportamento attuale del vulcano, sappiamo che entro giorni o mesi avremo una nuova eruzione e ci preoccupa enormemente questa situazione perché abbiamo altri vulcani attivi. Anche il Pacaya si sta riattivando e ha periodi di incremento e potrebbero addirittura verificarsi eruzioni simultanee”.

L’esperto ha ricordato che esistono registrazioni storiche di eruzioni simultanee tra i vulcani de Fuego e Pacaya, che si trovano a 60 km di distanza. Anche se non sono in relazione tra loro, da un anno e mezzo il vulcano Pacaya si sta riattivando poco a poco. Si tratta di un gigante in grado di avere eruzioni di intensità uguale o superiore a quella del vulcano de Fuego del 4 giugno.

Il vulcano de Fuego ha intensificato la sua attività negli ultimi anni e lo dimostrano le 45 eruzioni tra 2015 e 2018. Un altro dettaglio importante è che dopo l’eruzione “il cratere è rimasto aperto e questo può favorire una maggiore liberazione di gas e una discesa del magma”, ha spiegato Chigna, che potrà tradursi in una nuova attività in poco tempo.

A complicare ulteriormente una situazione già estremamente difficile, la possibile riattivazione di un altro vulcano, l’Atitlán, che presenta una fumarola nel cratere. “Finora non ci sono segni premonitori, ma sappiamo che è un vulcano che può riattivarsi”, ha concluso Chigna.

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