I cicli di antibiotici dovrebbero essere interrotti il prima possibile per evitare di raggiungere un punto di non ritorno che favorisce l’insorgere della resistenza. Lo affermano gli esperti dell’università di Exeter dopo uno studio pubblicato su Nature Ecology & Evolution.
Nello studio i ricercatori hanno esaminato come le comunità di batteri reagiscono a diversi cicli di antibiotici in condizioni di laboratorio, trovando che sia la variazione del livello degli zuccheri, che imita quella che avviene nel sangue dei pazienti, sia la durata del ciclo di terapia possono portare le comunità microbiche ad un punto di non ritorno, dopo il quale emergono batteri resistenti. Se si supera il livello di guardia, spiegano, la resistenza aumenta anche se si interrompe la terapia.
“Per decenni – spiega Robert Beardmore, l’autore principale – ai pazienti è stato detto di completare il ciclo di antibiotici con l’assunzione che prendendone troppo pochi avrebbe causato la mutazione dei batteri e la resistenza. Tuttavia più recentemente alcuni studi hanno suggerito che più a lungo il microbo e’ esposto all’antibiotico più è probabile che si sviluppi la resistenza”.