“Un gravissimo errore il declassamento della struttura di missione “Casa Italia” e la soppressione di “Italia Sicura”decise dal Governo con un decreto legge del 2 luglio. Scriverò a stretto giro al premier Conte”. Così Mario Mazzocca, Sottosegretario alla Presidenza della Giunta Regionale, neo Sovrintendente dell’Ufficio Speciale per la Ricostruzione, che si è espresso con nettezza contro l’inatteso blitz del Governo che, “senza consultazione alcuna, ha decretato la fine di una delle poche esperienze positive che hanno caratterizzato la scorsa legislatura”.
“In effetti – spiega Mazzocca – con Casa Italia veniva creato un fondo investimenti pluriennale destinato a finanziare lo sviluppo infrastrutturale del Paese in determinati settori di spesa tra cui trasporti, difesa del suolo, edilizia pubblica e riqualificazione urbana.
Con la Manovrina 2017 al Dipartimento vennero assegnate tre competenze, con relativi fondi, per l’accelerazione delle attività di ricostruzione a seguito degli eventi sismici: la verifica di vulnerabilità degli edifici scolastici, intervento nei Comuni delle zone a rischio sismico 1 e l’attivazione di 25 cantieri sperimentali, tra cui quello di Sulmona.
Inoltre, fatto ancor più grave, con la chiusura di“Italia Sicura”, che finora ha avuto un forte impatto sulla messa in sicurezza del territorio, fornendo soldi e consulenza ai Comuni, anche consentendo loro il superamento del Patto di Stabilità, si rischia di disperdere l’importante mole di lavoro che ha consentito in breve tempo di impiegare 5 dei 10 miliardi a disposizione.”
“Il rischio vero è che, con questo decreto, il Governo intenda togliere agli interventi di ricostruzione post sisma, ovvero a quelli di mitigazione del rischio idrogeologico, il carattere di priorità. Sopprimere strutture o renderle più “leggere” e con meno autonomia vuol dire andare in direzione contraria rispetto a ciò di cui si ha bisogno adesso: snellimento burocratico e celerità nell’opera di ricostruzione per impedire un secondo inverno fuori dalle proprie case anche a chi potrebbe tornarci prima insicurezza, ovvero per scongiurare l’interruzione di un processo virtuoso, innescato dopo anni d’inerzia, sul piano della risposta concreta al tema sempre più diffuso del dissesto idrogeologico sul territorio”.
“Occorre mobilitarsi perché, in fase di conversione in legge del decreto – conclude Mazzocca – si riesca ad impedire che venga cancellata con un tratto di penna un’esperienza positiva della quale hanno beneficiato in primo luogo le popolazioni colpite da eventi calamitosi”.