Il Monte Agung, sull’isola indonesiana di Bali, ha eruttato per la terza volta in meno di una settimana, creando una colonna di cenere alta 2 km e lava lungo le sue pendici.
L’agenzia geologica indonesiana ha riportato che è stata udita una forte esplosione dal Monte Agung poco prima delle 21 (ora locale) di ieri, 2 luglio, che è durata per oltre 7 minuti e che ha scagliato rocce ardenti ad almeno 2 km di altezza dal cratere. La lava incandescente ha raggiunto i 2 km di distanza dal cratere, incendiando le foreste lungo le sue pendici. L’agenzia ha riferito che il livello di allerta per il vulcano non è stato aumentato e che la zona vietata intorno al cratere rimane di 4 km.
L’ultima eruzione è stata di tipo stromboliano, riporta l’agenzia, ossia il tipo più “leggero” di eruzione vulcanica esplosiva. L’area circostante ha riportato attività sismica. Nonostante il numero di terremoti sia diminuito, gli esperti credono che l’attività sia troppo alta per considerare l’area sicura. Il 28 giugno, il vulcano veniva scosso da 69 eventi al giorno; ieri, 2 luglio, erano solo 14 nell’arco di 24 ore.
Il vulcano, circa 70 km a nord-est di Kuta, ha avuto un’importante eruzione nel 1963, quando ha ucciso circa 1.100 persone e raso al suolo molti villaggi sulle sue pendici. L’anno scorso è stato caratterizzato da un notevole aumento dell’attività che ha costretto all’evacuazione di decine di migliaia di persone che vivono intorno o sulle sue pendici. L’attività si è poi placata nei primi mesi del 2018 e le autorità hanno abbassato lo stato di allerta a febbraio.
L’Indonesia, un arcipelago di oltre 250 milioni di persone, si trova sul cosiddetto Anello di Fuoco del Pacifico, una vasta zona di instabilità geologica dove la collisione tra placche tettoniche provoca frequenti terremoti ed importanti eruzioni vulcaniche. I sismologi nazionali monitorano oltre 120 vulcani attivi.