Un “Meteotsunami” di 1,5 metri ha colpito le rinomate destinazioni turistiche di Maiorca e Minorca, Isole Baleari spagnole del Mar Mediterraneo.
L’onda anomala ha investito Ciutadella, sulla costa occidentale di Minorca nelle prime ore di ieri, lunedì 16 luglio. Anche le spiagge vicine alla località sono state sommerse dal “meteo–tsunami“: onde simili a quelle generate da maremoti, che si verificano solo in determinate situazioni e quando vanno a sommarsi una lunga e complessa serie di fattori.
Il fenomeno meteo ha anche interessato resort di Maiorca: l’acqua ha invaso bar, strade e terrazze lungo la costa di Andratx.
Non si sono registrati fortunatamente feriti, in quanto l’evento si è verificato quando le spiagge erano ancora deserte, nelle ore precedenti all’arrivo dei vacanzieri.
Cos’è un meteotsunami
I “meteotsunami”, solitamente, si verificano solo in determinate situazioni e quando vanno a sommarsi una lunga e complessa serie di fattori. Fondamentale è il passaggio di grandi turbolenze, associate ad onde atmosferiche di gravità che si trasmettono nei medi e bassi strati della troposfera. Senza queste particolari “disturbance” atmosferiche il fenomeno non potrà mai formarsi e svilupparsi.
Sovente queste grandi turbolenze atmosferiche sono indotte da consistenti perturbazioni annesse a linee di groppi temporaleschi, fronti freddi e sistemi convettivi che esplodono rapidamente nella media-bassa troposfera producendo brusche variazioni della pressione atmosferica in mare aperto o in mezzo all’oceano. Questi repentini sbalzi di pressione spesso riescono a generare delle cosiddette “onde barotropiche” le quali, attraverso complessi meccanismi di risonanza, trasmettono l’energia dall’atmosfera al mare. Per ottimizzare questo passaggio, è necessario che la velocità di propagazione del fronte atmosferico sia analoga a quella di spostamento del moto ondoso, il quale tende a distendersi verso le aree costiere, esaltando ulteriormente il fenomeno.
Inoltre si devono avere dei venti molto forti nell’alta troposfera, quasi sempre da sud-ovest (dove si inseriscono le “onde gravitazionali”), davanti a una profonda depressione in spostamento da ovest ad est. Nei bassi strati invece le correnti devono rimanere piuttosto deboli, favorendo l’avvento delle turbolenze nella bassa troposfera. A questo punto entrano in gioco la batimetria e la morfologia della costa: laddove i fondali marini si impennano bruscamente e il litorale è costituito da baie strette e lunghe (in gergo scientifico significa “alto fattore Q”), si ha ulteriore risonanza e l’onda si espande, diventando minacciosa e distruttiva. Effetti ancora più dannosi si esplicano quando la direzione di propagazione della “disturbance” atmosferica è coincidente con la direzione di allungamento della baia: più le due direzioni sono equivalenti, più forte è il fenomeno. Dunque, un insieme concomitante di parecchi fattori: da qui la rarità dell’evento e la difficoltà di identificazione.
In Italia la zona dove il fenomeno è più comune è la Sicilia, in particolare il trapanese e Mazara del Vallo il cui porto, associato al fiume Mazaro, possiede un alto “fattore Q”: qui si verifica spesso, praticamente ogni anno, il cosiddetto “Marrobbio”. E’ originato da un forte squilibrio di pressione o da un forte vento trasversale, come un intenso Libeccio o un impetuoso vento di Ponente (meglio un O-SO), che batte la parte più alta del Canale di Sicilia, determinando un brusco innalzamento del livello delle acque lungo la riva siciliana e un contemporaneo abbassamento sulla riva opposta tunisina.