«La presa in carico globale dei pazienti oncologici in Campania? E’ più che altro una presa in giro, perché non esiste sulla carta, né nella realtà, una rete regionale per le cure palliative e medicina del dolore. Chi come noi opera in questo settore è chiamato a sopperire alle carenze del sistema, ma non può lavorare in un network».
La denuncia arriva dal direttore generale dell’associazione House Hospital onlus Sergio Canzanella, che sottolinea come una rete regionale assicurerebbe l’assistenza ai pazienti in fase terminale con équipe multiprofessionali che operano in ospedale, a casa del paziente e negli hospice. Realizzando di fatto la cosiddetta “integrazione territorio/ospedale – ospedale/territorio”.
Le équipe vedono il ruolo fondamentale dei medici di medicina generale, ma anche di infermieri, operatori socio sanitari e medici specialisti in cure palliative. Vengono poi completate, in relazione ai bisogni del paziente, da altri medici specialisti, assistenti sociali, sociologi, psicologi, fisioterapisti, terapisti occupazionali, assistenti spirituali, musicoterapisti e arteterapisti.
«Le cure palliative – dice Canzanella – non sono un lusso, sono gratuite e garantite dai Lea, ma hanno bisogno di essere organizzate in una rete che permetta alle diverse equipe di integrarsi per rispondere ai bisogni dei pazienti e delle loro famiglie. Questo significa garantire la continuità assistenziale da un luogo di cura attraverso un’accoglienza tempestiva, valutare il bisogno sanitario e sociale, definire un percorso assistenziale appropriato e, in ultima analisi, generare risparmi per il Sistema sanitario regionale».
E i conti fatti dall’associazione House Hospital onlus sono impietosi per le strutture pubbliche campane, che sprecano ogni giorno migliaia di euro: un ricovero giornaliero in una rianimazione o terapia intensiva o in un reparto di medicina varia dagli 800 ai 3.000 euro, un ricovero in hospice costa 252 euro al giorno e quello in A.D.I. costa in media 80 euro al giorno.