Ormai è difficile imbattersi in teenager che non siano ‘armati’ di smartphone, ma ciò potrebbe giocare un brutto scherzo agli adolescenti stregati da chat e social.
Secondo uno studio svizzero, infatti, l’esposizione prolungata ai campi elettromagnetici a radiofrequenza (Rf-Emf) può avere effetti negativi sulla memoria, in particolare per quanto riguarda specifiche regioni del cervello esposte proprio durante l’uso del cellulare.
Lo studio, che ha coinvolto circa 700 adolescenti in Svizzera, è stato condotto dall’Istituto svizzero per la Salute pubblica (Swiss Tph), e verrà pubblicato nei prossimi giorni su ‘Environmental Health Perspectives’.
I ricercatori hanno esaminato la relazione tra l’esposizione a Rf-Emf e prestazioni mnemoniche di circa 700 adolescenti nel corso di un anno. I partecipanti, tutti fra 12 e 17 anni, sono stati reclutati nelle aree urbane e rurali della Svizzera tedesca. La rapida evoluzione delle tecnologie si è accompagnata a un aumento dell’esposizione ai campi elettromagnetici a radiofrequenza nella nostra vita quotidiana.
Numerosi studi sono stati condotti per identificare potenziali effetti sulla Salute correlati a questi campi elettromagnetici, ma i risultati sono rimasti incerti. La ricerca svizzera ha esaminato la relazione tra l’esposizione collegata ai dispositivi di comunicazione wireless e le prestazioni di memoria negli adolescenti.
Ebbene, lo studio ha rilevato che l’esposizione cumulativa ai campi elettromagnetici a radiofrequenza da uso di cellulari nell’arco di un anno può avere un effetto negativo sullo sviluppo delle prestazioni di memoria figurativa negli adolescenti, confermando così i risultati di un lavoro precedente, pubblicato nel 2015.
La memoria figurativa è principalmente localizzata nell’emisfero destro, e l’associazione con i campi elettromagnetici è risultata più pronunciata negli adolescenti che usavano il telefonino poggiandolo sul lato destro della testa.
“Questo potrebbe suggerire che il Rf-Emf assorbito dal cervello sia responsabile delle associazioni osservate”, afferma Martin Röösli, responsabile esposizioni e Saluteambientale presso Swiss Tph. Altri aspetti, come l’invio di messaggini, la riproduzione di giochi o la navigazione in Internet causano solo un’esposizione marginale a livello cerebrale, e non sono risultati associati a problemi di memoria nei giovanissimi.
“Una caratteristica unica di questo studio è l’utilizzo di dati raccolti in modo oggettivo dagli operatori di telefonia mobile”, ha detto Röösli. Secondo l’esperto, però, sono comunque necessarie ulteriori ricerche per escludere l’influenza di altri fattori. “Ad esempio – spiega – i risultati dello studio potrebbero essere stati influenzati dalla pubertà”. Ma come ridurre i rischi per gli adolescenti? L’esperto suggerisce l’uso di cuffiette o vivavoce.