La buona notizia è che il Paraguay si aggiunge alla lista dei Paesi ‘malaria free’, primo Stato delle Americhe ad aver centrato l’obiettivo negli ultimi 50 anni. Quella cattiva è che la lotta all’infezione trasmessa dalle zanzare sta vivendo una fase di stallo, e il timore degli esperti è che la malattia possa ritornare nelle nazioni che se ne sono liberate. L’allarme è emerso dal primo Malaria World Congress che si è chiuso a Melbourne in Australia, riferisce il ‘New York Times’ online.
“Se non teniamo il piede premuto sull’acceleratore, l’infezione potrebbe ripresentarsi” anche laddove è stata sconfitta, avverte Luis Alberto Moreno, presidente della Inter-American Development Bank che finanzia la guerra alla malaria nel continente americano. “E la cosa peggiore che possiamo fare – ammonisce – è eliminare la malattia per poi farla ritornare”.
Dal 2015 al 2016 nel pianeta i casi di infezione sono aumentati di 5 milioni, passando da 211 a 216 milioni con circa 445 mila morti all’anno – secondo i dati dell’Organizzazione mondiale della sanità – specie fra i bambini. In particolare, sempre dal 2015 al 2016, 9 Paesi delle Americhe hanno registrato un aumento dei casi di almeno il 20%, superiore a quello di qualunque altra regione.
Mentre anche l’Argentina dovrebbe essere proclamata Paese malaria free entro fine anno, come spiega Marcos A. Espinal, direttore del Dipartimento malattie trasmissibili della Pan American Health Organization, nelle altre nazioni dell’area si osserva una marcia indietro: Panama, Nicaragua, Perù e Venezuela hanno riportato più infezioni nel 2016 rispetto al 2010; in Colombia dal 2015 al 2016 i casi sono raddoppiati, e in Venezuela dal 2008 si sono moltiplicati insieme alla fame e alla tubercolosi.
Secondo gli esperti il rischio principale è l’autocompiacimento, sedersi sugli allori: i casi calano, le risorse investite per raggiungere questo obiettivo vengono usate per altro, e la malaria riprende piede. “La volontà politica è il fattore più importante per combatterla”, dice Espinal, evidenziando come gli strumenti di contrasto oggi ci sono: “Zanzariere, strumenti per controllare il vettore zanzara, farmaci”. Eppure “arriviamo a un certo punto, vediamo la fine del tunnel e rischiamo di allentare l’impegno”, di mollare la presa.
“Le zanzare non rispettano i confini”, chiosa Moreno. E l’elemento clima pesa: “Inondazioni estreme – osservano gli esperti – possono aumentare i siti di riproduzione delle zanzare e le due principali responsabili dell’infezione nella regione americana – l’Anopheles darlingi e l’Anopheles albitarsis – hanno iniziato a mostrare resistenza all’insetticida”.
All’inizio di quest’anno – si legge ancora sul ‘Nyt’ – la Fondazione Bill e Melinda Gates, l’Inter-American Development Bank e la Fondazione Carlos Slim hanno annunciato un’iniziativa congiunta da 83,6 milioni di dollari per eliminare la malaria dall’America centrale e dalla Repubblica Dominicana. Una priorità assoluta è il controllo dell’insetto, perché “finché esistono le zanzare – concludono gli addetti ai lavori – anche i Paesi che hanno eliminato la malaria restano a rischio vederla tornare”.