Thailandia, ragazzi nella grotta: “Non sono in grado di immergersi, falliti i tentativi di trivellare il cunicolo”

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E’ stallo nel disperato tentativo di salvare i ragazzi intrappolati nella grotta in Thailandia. “Non sono ancora in grado di immergersi”, ha detto il governatore della regione Chiang Rai, in una conferenza stampa in cui era previsto anche il ministro dell’interno che però ha lasciato il sito delle operazioni. “Vogliamo meno rischi e il miglior piano possibile”, ha aggiunto escludendo un imminente avvio dell’operazione di salvataggio, nonostante il pericolo di nuove piogge.

Al contempo i tentativi di trivellare il cunicolo a circa 200 metri dai ragazzi intrappolati nella grotta di Tham Luang sono falliti. Lo scrive l’inviato del Guardian nel luogo dell’incidente. A questo punto le uniche vie d’uscite restano le gallerie, in parte allagate, della grotte.

Situazione critica anche per la carenza di ossigeno: la soglia critica letale per la percentuale di ossigeno nell’aria è l’8%, ma già al 15%, il livello a cui si trovano i ragazzi thailandesi all’interno della grotta, ci sono i primi effetti per l’organismo, soprattutto stanchezza e alterazione dell’attenzione, che potrebbero pregiudicare le operazioni di salvataggio. Lo afferma Andrea Scapigliati dell’Istituto di Anestesia e Rianimazione dell’Università Cattolica di Roma, commentando le notizie sui piccoli calciatori intrappolati in Thailandia.

“La possibilità di sopportare carenze di ossigeno dipende da una serie di fattori – spiega l’esperto – dall’altitudine alla quantità di vapore acqueo. In parte anche lo stato nutrizionale conta, perché può influenzare la quantità di emoglobina, la proteina che trasporta l’ossigeno, nel sangue”.

Il valore ritenuto normale è il 21%, ossia la quantità presente nell’aria, ma “classicamente – dice Scapigliati – fino al 19% chi sta bene non ha effetti collaterali, dal 15% al 19% può esserci già una alterazione dell’attenzione e un aumento della frequenza cardiaca e respiratoria, con una riduzione della capacità di fare sforzi. Tra il 12% e il 15% la capacità si riduce ulteriormente, e aumenta il senso di fatica. Tra il 10 e il 12% e’ un livello gia’ critico, l’attenzione si riduce drasticamente e ci possono essere danni permanenti, e compaiono nausea e vomito”.

Al di sotto del 10% le cose diventano ancora più difficili e complicate: “sotto il 10% non ci si riesce a muovere, mentre intorno all’8% otto minuti sono quasi sempre fatali. Con il 6% invece si muore in pochi secondi”. I polmoni dei bambini, sottolinea Scapigliati, che è  presidente dell’Italian Resuscitation Council, sopportano meglio le carenze. “L’uomo ha un’ampia riserva da un punto di vista fisiologico per sopportare variazioni. Per fortuna i bambini hanno polmoni molto più efficienti, più in grado di tollerare bassi livelli di ossigeno”.

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